Sanchez ha portato nuova qualità all’Inter, Eriksen ancora no: il punto
Sanchez e Eriksen erano i due giocatori che a gennaio potevano dare qualcosa di più all’Inter in termini di qualità. Il cileno ha risposto alle necessità, il danese ancora no.
DUE NEL MIRINO – Tanto tempo fa, addirittura prima del Covid, l’Inter aveva bisogno di cambiare lo spartito del suo gioco, diventato troppo monotono e leggibile. In particolare servivano fantasia e qualità. Di conseguenza due giocatori erano chiamati a rispondere all’appello: Sanchez e Eriksen. Finito il campionato e con l’Europa League alle porte come sono andate le cose?
CRESCITA POST COVID – Partiamo da una certezza. Sanchez ha risposto. Forte e chiaro. Il cileno ha approfittato della sospensione per recuperare definitivamente dal problema alla caviglia e nel post Covid si è presentato pronto. In 8 partite su 12 ha giocato titolare e ha prodotto più di tutti a livello di gol e assist cumulati con 10 (7 assist, 3 gol). In Serie A, non all’Inter. Diventando il miglior assistman nerazzurro. E questo non dice nemmeno tutto del suo impatto sul gioco. Il numero 7 è diventato un riferimento per l’uscita della palla. Ovviamente non come Lukaku, ma a modo suo, con movimenti e tecnica. Una crescita impetuosa, un vero e proprio ritorno, fondamentale per la squadra. Conte insomma ha un giocatore nuovo. Anche per il futuro visto che è arrivato l’accordo col Manchester United. E anche l’accelerazione in questo dice molto sul rendimento di Sanchez, visto che la sua conferma è stata in bilico per mesi e mesi. Con l’Europa League nel mirino.
ENIGMA AMLETICO – Più complesso il discorso su Eriksen. Il danese fin dal suo arrivo è stato al centro di mille discussioni. Su ruolo, condizioni fisiche, necessità di adattamento sia alla Serie A che al calcio di Conte. Nel post Covid il tecnico ha varato il 3-4-1-2 per inserirlo nel suo contesto tecnico ideale. Ma la cosa ha funzionato poco. Due partite per la precisione, col Napoli in Coppa Italia e con la Sampdoria. Poi qualche sprazzo, idee di regia, ma in generale il numero 24 si è perso di nuovo, e sono ricominciate le mille discussioni. Eriksen ha chiuso la Serie A con 2 minuti, contati, nelle ultime due partite. E per di più contro l’Atalanta Conte è tornato al 3-5-2, quel modulo in cui a quanto pare il danese proprio non può giocare. Il suo futuro quindi è sempre più un punto interrogativo. La sua qualità, anche nei piazzati, può fare la differenza in partite secche. Ma oggi Eriksen non ha dato le risposte che servivano. Ed è “solo” un’alternativa. Forse per Conte nemmeno così di lusso.