Tarantino: «Ai ragazzi dico di sfidare se stessi! Maradona? Umiltà»
Massimo Tarantino, responsabile del settore giovanile dell’Inter, ha parlato ancora un po’ della sua carriera e di altri temi molto interessanti. Lungo intervento alla Radio della Lega Serie A (prima e seconda parte).
GUIDA − Tarantino sul suo passato: «Da giocatore non avendo vissuto un percorso da settore giovanile ho dovuto trovare la squadra un po’ da solo. Il fatto di essere cresciuto a Palermo dove devi avere anche le spalle larghe un po’ aiuta, però mi sarebbe piaciuto avere una guida. Mi rendo conto oggi che rispetto a quando io ero giovane, mi sarebbe piaciuto avere tutte le attenzioni che hanno i ragazzi. Non per questioni di coccole, ma per la possibilità di supportarli anche negli studi».
DOMANDE − Così Tarantino sui ragazzi: «Il consiglio? Quello di stimolare i ragazzi a dare di più. Si tende sempre a guardare gli altri per capire a che punto sei. Ognuno ha un percorso diverso, bisogna sfidare sempre se stessi. Alla fine, se questo cammino avviene ti ritroverei ad aver fatto grandi passi avanti. La domanda più ricorrente? Perché non stanno giocando. Ma sbagliano la domanda. Gli consiglio di fare una domanda: che cosa può fare per migliorare. Chiedere all’allenatore perché non gioca è rischioso, ma non sul miglioramento. I ragazzi vanno indirizzati».
CAMPIONI − Tarantino ricorda i campioni con cui ha giocato, Maradona su tutti: «La cosa un po’ che li accomuna tutti è l‘umiltà. Ho trovato in questi nomi un’umiltà clamorosi, più sono stati grandi più erano disponibili sia umanamente che sportivamente. Raramente ho visto Maradona arrabbiarsi con un compagno perché sbagliasse un passaggio. Aneddoto? L’attenzione che aveva Maradona sui suoi compagni, pensava prima a sé e poi agli altri. Quando entai a 18 anni, ricordo che c’erano i premi partita. Io e Zola lo dovevamo dividere, ma Maradona alle parole del presidente si alzò e se ne andò perché voleva che tutti avessero lo stesso trattamento».