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Tarantino: «Marotta, Ausilio e Baccin stupendi! Dimarco esempio»

Massimo Tarantino ha continuato a parlare di Inter e del settore giovanile italiano e non alla Radio della Lega Serie A. Il dirigente nerazzurro ha spiegato.

FUTURO − Dopo la prima parte, Tarantino si è concentrato su: «La visione è quella di continuare tutto quello di positivo fatto fino adesso, l’Inter ha grande tradizione sul settore giovanile. Vogliamo diventare tra i top club europei nella formazione sia in Italia che all’estero. Su una rosa di 25 un imbuto esiste già perché una parte si distribuiscono in C, altri B e poi la punta dell’iceberg in A. Selezione abbastanza agguerrita. ».

CARRIERATarantino ripercorre la sua carriera: «Il mio percorso sportivo fu atipico, fino a 16 anni giocavo per strada a Palermo. Poi mi prese il Catania e giocavo sotto età di tre anni. Per casualità e bravura ho iniziato ad allenarmi in prima squadra giocando in Serie C a 16 anni. Il settore giovanile non l’ho mai visto, mi sono sempre allenato in Prima squadra. Mi ha fatto crescere questo giocando da titolare a 17 anni nella vecchia C1. Giocare 33 partite su 34 mi ha perso di fare il salto nel Napoli scudettato. Molto formativo e precoce. Gap grande passare dal settore giovanile alla Prima Squadra. La seconda squadra sta nel mezzo. Oggi il percorso formativo dei ragazzi è importante, a 16 sono atleti veri avendo velocità e impatto importanti. Non per tutti giocare a questi livelli».

LEZIONETarantino sul programma educazionale dell’Inter: «Scommesse? L’Inter è molto attenta a questi temi, nel settore giovanile c’è un percorso su vari temi per la sensibilità sull’educazione e promossi anche dalla Lega. Importante gestire tali temi. L’Inter lo fa con attività per sensibilizzare in maniera importante i ragazzi».

RAPPORTO E CONTINUITA‘ − Tarantino sugli altri dirigenti e i metodi lavorativi: «Io ho una struttura stupenda, che funziona benissimo. Ho un grandissimo supporto di Marotta, che mi è stato sempre vicino. Posso contare su una persona che mi può aiutare a 360°. Sulla parte tecnica anche con Ausilio e Baccin, con cui ci conosciamo da tanti anni. Stupendo lavorare con queste persone. Continuità con la prima squadra? Abbiamo iniziato un processo di lavoro buono, cercando di uniformare i metodi lavorativi, sin dagli under 9. All’interno di questo primo step, dai 9 anni alla Prima squadra, è quello di fare più esperienze possibili. Non abbiamo toccato lo step di giocare tutte con lo stesso modulo. Nel mio passato a Roma abbiamo lavorato in maniera uniformata con tutte le squadre che giocavano col 4-3-3. All’Inter uniformità nelle metodologie di gioco per dare un’impronta alla squadra e alla partita. Il calcio si è evoluto, l’occupazione del campo parte con l’idea di un modulo, ma il calcio moderno non ha più ruoli e posizione statiche. Vedi il Manchester City. Riuscire ad avere interpretazioni differenti».

CHIVUTarantino sul tecnico della Primavera: «Allenatore molto esigente, un allenatore che cerca di curare il dettaglio, ma al contempo ha una grandissima sensibilità. Sembra duro, ma è un duro positivo. Ragazzo molto intelligente, ha grande cultura, ha avuto grandissime esperienze e questo lo ha arricchito. La reputo una buona guida per i nostri ragazzi, perché li aiuta ad entrare nel mondo dei grandi. La sua dote più importante è quella di avere una grandissima apertura mentale. Non si è chiuso nel suo percorso, apertura mentale molto bella».

DIMARCOTarantino sul senso di appartenenza e gli idoli degli under 9: «L’incoscienza di un bimbo che insegue un sogno, hanno il mistero di capire come percorrere questa attività. Dimarco è un bell’esempio. Sarebbe una bella testimonianza portarlo a Interello, dove è venuto già diverse volte. C’è grande appartenenza nella Prima Squadra con diversi giocatori arrivati a vedere la Primavera».

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