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Conte vuole restare all’Inter e l’Inter vuole Conte: questo è il problema, oggi

Conte e l’Inter fanno (stra)parlare del loro ottimo rapporto. Soprattutto ora che è anche vincente. Se ne dicono e scrivono tante sulla vicenda, in realtà non è (ancora) cambiato nulla dalla situazione di partenza. L’ultima parola non spetterà né all’allenatore né alla società, ma è la terza parte coinvolta a decidere per tutti. E per questo bisogna pazientare un altro po’

PAROLE, PAROLE, PAROLE – Il problema è quando Antonio Conte parla e tutti possono interpretare a piacimento le sue parole. Anzi no, il problema è se Conte non parla, perché tutti interpretano liberamente i suoi pensieri. Le parole mai dette. Vivere questi giorni di festa, se si è interisti, non è facile. Ma se non si è interisti lo è ancora di meno. Lo abbiamo pensato, lo abbiamo scritto: c’è qualcosa di particolare nell’aria e chi vuole male all’Inter non lo nasconde (vedi focus). Nel 2020 le ultime conferenze stagionali di Conte – tra Bergamo e Colonia – hanno mandato in tilt il sistema. C’è da (ri)fare mea culpa, perché in quel momento la situazione sembrava realmente assurda e qualche considerazione sbagliata – di pancia – è stata fatta. Invece è bastato pochissimo per fare chiarezza. E non c’entra nulla né l’incontro di Villa Bellini né la vittoria dello scudetto, attenzione. Oggi Conte è libero di presentarsi in sala stampa o meno. Ed è libero di rispondere a ciò che vuole, come vuole, quando vuole. Come nel caso della vigilia dell’attesissima Juventus-Inter (vedi dichiarazioni). Tanto a nessuno interessa realmente ciò che ha da dire, l’interpretazione – fantasiosa e sempre negativa – è premeditata. Non si può pretendere rispetto senza darlo, però.

MATRIMONIO NERAZZURRO – A distanza di mesi non è cambiato nulla, davvero (vedi editoriale). Conte vuole restare all’Inter per vincere ancora. E l’Inter vuole la conferma di Conte sulla sua panchina per continuare a vincere. Questo è il problema, oggi. Quello che dall’esterno fa montare polemiche che non esistono e all’interno fa distogliere l’attenzione dalle priorità. Accostare nuovamente la parola “vittoria” all’Inter fa paura all’ambiente esterno e forse anche a parte dell’ambiente interno. Ma quello è un altro tipo di paura, diciamo positiva. Paura di fare il passo più lungo della gamba. Per fare un esempio, restando in tema con la partita di domani, è la paura di alzare l’asticella prendendo Cristiano Ronaldo “primadonna” nello spogliatoio e poi ritrovarsi con Andrea Pirlo “parafulmine” in panchina. La Juventus sta pagando quell’errore sulla sua pelle, ma per l’Inter è diverso. È diverso perché ora Beppe Marotta sta dall’altra parte (vedi editoriale). Aprire un nuovo grande ciclo nerazzurro è impegnativo e impone degli investimenti, lo sanno tutti. Forse anche altri sacrifici. Ma prima di tutto, impone chiarezza sugli obiettivi condivisi. Per celebrare un matrimonio non servono solo gli sposi, che a Milano ci sono: Conte da una parte, l’Inter dall’altra. Per celebrare un matrimonio serve anche una terza parte che legittimi l’atto e sancisca il rapporto di unione in quanto tale. Quella terza parte oggi può essere identificata, volgarmente, nel bilancio aziendale che “deve quadrare”. Sono le regole del calcio business, a cui è necessario sottostare per essere protagonisti. Ma nessuno metta in dubbio l’ottimo rapporto instauratosi tra i due sposi sopracitati, che non vogliono dividersi sul più bello. Oggi Conte, felice e interista, è un problema solo per gli altri. Aspettando la prossima puntata.

Inter, la «caciara» che dà fastidio e i problemi di altri che non fanno notizia

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