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Conte ha scelto di onorare l’impegno con l’Inter, la permanenza non dipende da lui

Conte ha una missione triennale all’Inter che rischia di essere solo biennale ma con tutti i meriti del caso. La crescita nerazzurra sotto la sua guida ha permesso di ridurre il gap con avversari e (possibili…) vittorie. Ma a fine stagione dovrà essere discusso anche il suo futuro sulla panchina nerazzurra ed eventualmente ragionare sul nuovo contratto (finora mai discusso)

CONVIVENZA DIFFICILE – L’avventura di Antonio Conte sulla panchina dell’Inter si può riassumere nel tipico riferimento alle montagne russe. Fin dal suo arrivo a Milano in pochi puntavano sulla permanenza triennale, come da contratto. Ed è lo stesso allenatore nerazzurro ad aver dato buonissimi motivi per crederlo. Nel primo anno non tanto l’uscita dalla Champions League (purtroppo “bissata” anche nel secondo anno) o la sconfitta in finale di Europa League, bensì le dichiarazioni post-partita a fine stagione. Bergamo prima, Colonia poi. Nel secondo anno, invece, i dissapori sono stati espressi fin da subito. E il nervosismo non è mai mancato. Fino al momento in cui, “rassicurato” dalla proprietà, è tornato a focalizzarsi sul suo unico vero obiettivo: riportare l’Inter a vincere lo scudetto. L’attuale primo posto in Serie A è il motivo per cui bisogna ben sperare sulla permanenza di Conte ad Appiano Gentile, a prescindere da quello che succederà a fine stagione. Anche se nulla va dato per scontato causa equilibrio instabile.

PROGETTO TRIENNALE – Conte non è obbligato a vincere lo scudetto. Si sente obbligato a farlo. Per se stesso, non per l’Inter. È diverso. Nessuno gli ha realmente chiesto di permettere a Nike di tornare a cucire il tricolore sul petto delle prossime maglie dell’Inter ma a Conte questo non interessa. Perché vuole vincere. E farà di tutto per riuscirci in questa stagione. E ora che l’occasione è ghiotta, vietato fallire. Il progetto su cui Conte ha messo la firma è quello presentatogli da Beppe Marotta su base triennale ma nel frattempo è cambiato tutto. Gli step di crescita fatti (fare) all’Inter non passano inosservati. E l’ingaggio proposto nel 2019 al tecnico è sempre stato giustificato allo stesso modo: è Conte a dover fare la differenza, non la squadra che allena. Quell’ingaggio oggi, a causa della crisi post-pandemia, non è più sostenibile per l’Inter né per il calcio (italiano e non). Ecco perché Conte si tiene stretto il contratto in essere e l’Inter non ha motivo di pensare all’addio con risoluzione anticipata del rapporto. Eppure, è possibile.

CICLO NERAZZURRO – Per la proprietà Suning l’allenatore oggi è intoccabile, nonostante tutto. Ma se l’Inter cambierà proprietà? Questo è l’unico quesito da porsi, oggi. Conte ha intenzione di andare avanti con l’Inter, sperando di guidare una squadra scudettata che può realmente aprire un ciclo. In Italia, prima. E poi magari anche in Europa, dove il passaggio del turno agli ottavi di finale sarebbe già vista come un’impresa a giudicare dall’ultimo decennio. Ma l’apertura del ciclo su queste basi può non interessare a una nuova proprietà e a un nuovo management, che piazzerà al centro del proprio business la sostenibilità aziendale. E quindi un nuovo percorso di step graduali. Quando Conte parlava e parla di “godersi il percorso”, intendeva proprio questo. Al momento si naviga a vista ma con la certezza di avere lui come guida tecnica. A fine stagione chissà. La permanenza di Conte all’Inter non dipende da Conte né dall’Inter con o senza scudetto. Dipende solo da chi prenderà le decisioni sul prossimo progetto tecnico nerazzurro. Perché la stagione 2021/22 non può aprirsi con l’allenatore in scadenza di contratto e quindi già a fine ciclo, se il ciclo ancora deve essere aperto. Le valutazioni sono in corso ma all’Inter oggi nessuno è sicuro del posto. Quindi, appuntamento alla conferenza stampa al termine di Inter-Udinese.

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