Inzaghi e il retroscena sull’Al Hilal: l’Inter ha pagato il prezzo in finale?

Cosa c’è dietro il sì all’Al Hilal di Simone Inzgahi? Le ultime rivelazioni sulla trattativa che ha portato in Arabia Saudita l’allenatore piacentino alimentano i dubbi e i quesiti sul tragico finale dell’Inter in Champions League.
AMARO IN BOCCA – Nelle ultime ore hanno avuto grandissima risonanza le parole pronunciate da Esteve Calzada, CEO dell’Al Hilal, sulla trattativa che ha portato Simone Inzaghi in Arabia Saudita, “strappandolo” dall’Inter. Ogni addio, anche quello più consensuale e meno tormentato del mondo, lascia sempre qualche strascico e un po’ d’amaro in bocca. Se salutare l’allenatore piacentino è, di per sé complicato – dopo quattro meravigliosi anni in nerazzurro – dopo le ultime rivelazioni risulta esserlo maggiormente.
Inzaghi, cosa c’è dietro il sì all’Al Hilal? Le rivelazioni che riportano alla tragica finale dell’Inter
LE RIVELAZIONI – Alla BBC Esteve Calzada ha rivelato sul sì di Inzaghi all’Al Hilal: «Era già stato deciso, ma non era stato firmato prima della finale solo perché Inzaghi, per rispetto, ci ha chiesto di aspettare. Potrebbe sembrare qualcosa di improvviso ma è il risultato di un duro lavoro. Inzaghi stava per giocare una partita importantissima e ci ha chiesto di mettere tutto da parte fino a dopo la finale».
UN PREZZO TROPPO CARO – Niente di improvvisato, quindi. E soprattutto niente di deciso dopo la famosa (e tragica) finale di Champions League dell’Inter. Simone Inzaghi aveva già compiuto la sua scelta tempo prima, ovvero quella di lasciare Milano per volare in Arabia Saudita sulla panchina dell’Al Hilal. Se 2+2 dà come risultato 4, è legittimo che nella mente dei tifosi nerazzurri possa balenare nella testa, almeno per un attimo, che la scelta dell’allenatore piacentino e il terribile epilogo stagionale dell’Inter siano collegate. Il trauma da separazione, eventualmente avuto già prima della finale di Champions League, ovviamente, non giustifica il catastrofico 5-0 incassato dal PSG. Ma, almeno, sembra riuscire a motivare gli occhi spenti e i corpi inermi dei giocatori nerazzurri in quella famosa sera del 31 maggio a Monaco di Baviera.