Caicedo: «Inzaghi più di un amico! La mia ‘zona’? Ecco come è nata»
Seconda parte dell’intervista di Caicedo a Inter TV per il format Careers. L’attaccante ecuadoriano, dopo aver ripercorso i suoi inizi (vedi articolo), si sofferma sui passaggi a Lokomotiv Mosca, Espanyol e Lazio, dove ha potuto cementare il suo rapporto con Inzaghi.
ANCORA FREDDO – Dopo Basilea Felipe Caicedo ha giocato alla Lokomotiv Mosca: «Una grande squadra, molto importante in Russia. Sono stato lì per tre anni: neve, freddo, un posto particolare. Ma ho anche bei ricordi, è una squadra che ha sempre lottato e che lotta tuttora per obiettivi importanti. Quel passaggio lo ricordo con un buon sapore, anche se ci allenavamo con la neve e il freddo. Mosca è una città molto bella, ero già abituato al freddo dal Basilea e pur essendo difficile sapevo come gestirlo. La nazionale? Il sentimento di rappresentare il mio Paese è stupendo. Ora non gioco più con l’Ecuador ma ce l’ho sempre in mente: spero che vada ai Mondiali. So che in tanti hanno me come riferimento, ma non è una cosa che ho cercato».
SPAGNA – Caicedo poi va sull’Espanyol: «Una buona tappa, complicata. È l’anno in cui è nata mia figlia, ricordo con molto affetto il passaggio a Barcellona. Ero in una squadra importante in Spagna, una società molto seria. Mi sono sentito molto a mio agio, la nascita di mia figlia ha cambiato la mia vita. Quando hai dei figli la tua mentalità cambia sempre in meglio, sono contento di quello che ho costruito a Barcellona dopo un periodo non semplice ad Abu Dhabi con l’Al-Jazira. La nascita di mia figlia mi ha reso l’uomo più felice del mondo, con lei e mia moglie ho raggiunto la stabilità di cui avevo bisogno».
PIÙ DI UN ALLENATORE – Caicedo ha Simone Inzaghi come persona speciale: «L’esultanza dopo Lazio-Juventus della scorsa stagione? Vedo quest’immagine tutti i giorni, perché me la mandano sempre i tifosi della Lazio o la trovo sui social. Ricordo questa partita come se fosse ieri: stavamo perdendo al 93′ contro la Juventus e ho segnato. Un gran bel giorno, mi viene la pelle d’oca a vedere quest’immagine. Una partita molto speciale. Il rapporto con lui? Buonissimo. Non so come descriverlo, è come se fossimo amici ma alla fine lui è sempre il mio allenatore. C’è affetto, mi ha aiutato a essere il giocatore che sono oggi e gli sono molto grato. Avrà sempre il mio rispetto, vuole il meglio dai giocatori».
ZONA CAICEDO – In chiusura, scherza sui suoi gol allo scadere: «È iniziata questa definizione perché spesso i gol arrivavano dalla panchina. Da “Zona Cesarini” si è passati a “Zona Caicedo”, ma io cerco sempre di essere concentrato fino al triplice fischio dell’arbitro. È una mia virtù, non voglio mollare mai e cercare la porta, per aiutare la squadra quando ne ha bisogno. Ho fatto il primo, poi il secondo, quindi il terzo e credo siano cinque o sei nei minuti di recupero».