Adani: «La mia Inter da calcetto! Recoba? Unico se aveva voglia»

Adani ha scelto la sua personale squadra di calcetto con i giocatori dell’Inter. Ne ha scelti ovviamente cinque: un portiere, un difensore, due centrocampisti e un attaccante. Poi su Recoba chiude in bellezza
PORTA − Lele Adani non ha dubbi sul ruolo del numero uno: «Squadra di calcetto, chi scelgo tra Toldo e Julio Cesar? Ho giocato con Toldo, gli sono anche grato perché ha rimediato a qualche mio errore. Uomo speciale, ho giocato con lui sia all’Inter che alla Fiorentina. In porta è bello caldo, vivo, il difensore sente la sua voce. Mi dava sicurezza. Dote fondamentale perché i difensori guidano meglio quando c’è un portiere che sa parlare e ragionare. Rispetto per Julio Cesar, ma scelgo Toldo».
IL DIFENSORE − Adani sceglie il ‘Colosso’: «Samuel, Maicon o Materazzi? Giocato insieme a Materazzi e Samuel, li stimo ma il mio calcio dice Maicon. Il suo estro, la sua qualità, li batte. Centrocampo, due fra Cambiasso, Snejider e Matthaus? Matthaus era un buon compromesso fra i due, uno dei più forti della storia. Cuchu equilibratore, ma per tecnica prendo Sneijder».
FENOMENO − Sull’attacco, Adani non fa prigionieri: «Attacco, uno fra Milito, Eto’o e Ronaldo? Non me ne vogliano gli altri ma, Ronaldo è il centravanti della mia squadra e non spiego troppo il perché. La mia squadra può sfidare chiunque. Il brasiliano ha fatto delle cose da quando è arrivato in Europa faceva delle cose con una tecnica, una velocità sconosciute. Ha delineato il passo negli anni in cui ha giocato, non si vedevano, non erano conosciuti. Era impossibile prevederlo, anticiparlo o raddoppiarlo. Sceglieva lui come rifinire e definire, ha letteralmente sorpreso tutti. Non aveva bisogno di un compagno, poteva vivere di luce propria».
SINISTRO UNICO − Poi conclude sul Chino: «Recoba? Era un piacere andare a saltare di testa quando metteva cross e punizioni, è uno dei più grandi mancini della storia del calcio. Ricordo un gol a Empoli dove colpii la palla colpendola di testa e che andò in rete senza neanche accorgermene. Poteva fare quel che voleva quando ne aveva voglia. Viene dalla terra del calcio, dal paese che è il miracolo calcistico del mondo. Era l’amore totale di Moratti».