Mentana: «Inter, avuti presidenti tifosi. Questo dovrebbe essere calcio»
Enrico Mentana ha parlato nel corso del seminario di presentazione del progetto “Se non ora quando?” in onda sul sito di Interspac.
INTERVENTO – Queste le parole di Enrico Mentana in collegamento con il seminario di presentazione del progetto “Se non ora quando?”. «Questa iniziativa è benemerita e tempistica. Non si tratta di un soccorso non richiesto. Si tratta di una constatazione del fatto che anche con l’accelerazione dovuta alla pandemia non regge più un modello che già di per sé era odioso di mettere delle proprietà tanto ricche quanto disinteressate al blasone storico della società. Quando per la possibilità di un azionariato popolare parlai per la prima volta di un azionato popolare lo feci perché c’era l’Inter che era guidata già di Suning che si trovava a Nanchino, di cui non conoscevamo niente, che era in balia societaria delle altre grandi competitrici, ed era sballottata qua e là. Poi arrivò Marotta per fortuna e le cose cominciarono a cambiare».
TIFOSI – Mentana ha proseguito. «A Suning non sapevano neanche che l’Inter esistesse e non possono quindi legati davvero totalmente a questa società. E questo vale per loro, quale per quei ricconi che hanno preso dal Qatar e dintorni il PSG. Vale per tutti quelli che vedono nel calcio una occasione di affermazione loro. Voi mi direte che ci sono molti presidenti di società di calcio in Italia che non sono tifosi di cui sono ora proprietari, ma anche per questo c’è la necessità. Noi che abbiamo avuto la fortuna di aver avuto sempre dei presidenti, dei proprietari tifosi dell’Inter di tornare a questa normalità, a questa che dovrebbe essere la fisiologia del calcio vero».
PROPRIETÀ – Ed ancora Mentana. «L’Inter è una società piena di tifosi che si possono permettere di mettere mano al portafoglio. Se si può mettere su qualcosa di importante purché di agisca e si parli poco, purché si facciano le cose sapendo che la cosa propria del mondo del calcio dei tifosi sia la proprietà di una società che abbia un cuore che batte per quella società».