Lukaku, tramite l’agente, mette la parola ‘fine’ alla sua storia con l’Inter
Lukaku, tramite il suo agente Pastorello, spiega le ragioni del suo addio all’Inter. Mettendo la parola fine alla sua storia nerazzurra dopo un biennio.
NESSUN COLPEVOLE – Romelu Lukaku aveva promesso un messaggio per i tifosi dell’Inter. Per spiegare le ragioni di un addio così rapido e improvviso, dopo essersi auto-proclamato re del mondo nerazzurro. E lo ha fatto, anche se “solo” per interposta persona, lasciando l’ingrato compito all’agente Federico Pastorello (qui la sua lettera). Un messaggio che, nonostante alcuni passaggi apparentemente incoerenti, rinforza la volontà di non proclamare nessun colpevole. Se non Lukaku stesso.
VOGLIA DI RIVINCITA – L’offerta del Chelsea ha instillato in Lukaku il tarlo della rivincita, dice Pastorello: tornare a suon di milioni nella squadra (e nel campionato) che lo ha ripudiato, da MVP incontrastato della Serie A, per riaffermarsi. Leggendo tra le righe, il belga ha sostanzialmente messo questa sua ambizione (e il ricchissimo stipendio offerto dai Blues) davanti allo status di leader dell’Inter. Questa volontà, unita poi alla golosa offerta pervenuta alla proprietà nerazzurra, non poteva che portare alla naturale conclusione dell’affare.
TIFOSI DELUSI – I tifosi che si rifiutavano di credere a Lukaku che spinge per andarsene devono ora rassegnarsi. Perché Pastorello lo dice chiaramente: quando è arrivata l’offerta del Chelsea, la priorità di Lukaku è diventata tornare in Inghilterra. Il belga ha fatto una scelta professionalmente ineccepibile, come ci fa sapere il suo agente. Perché questo è bene ribadirlo: Lukaku non si è ancora espresso direttamente, e nel suo profilo Twitter i messaggi d’amore per l’Inter sono ancora recentissimi. Ma del resto non ha senso attendersi sue parole dirette sul tema: due anni, uno Scudetto e 64 gol dopo finisce la splendida storia (sportiva) d’amore tra Lukaku e l’Inter. Il Re è (metaforicamente) morto, viva il Re.
Pastorello: «Lukaku, per lui il Chelsea è unico. Inter, fatto il possibile»