L’Inter è stanca? No, la squadra di Conte corre semplicemente male
Nell’analisi dei problemi dell’Inter, tornati a galla dopo il deludente pareggio di Verona, la tenuta fisica non va considerata come fattore predominante. I ragazzi di Antonio Conte, infatti, ieri sono venuti fuori nella ripresa. Ma faticavano ad accorciare nel modo giusto. In più, c’è la dimensione psicologica da considerare. No, l’Inter non è una squadra logora
NUMERI – Ieri sera, al Marcantonio Bentegodi, si affrontavano le due squadre che guidano la classifica dei chilometri percorsi in Serie A. L’Inter comanda questa particolare graduatoria con 112,14 km di media macinati a partita. Subito dietro proprio il Verona di Ivan Juric, con una media di 109,3407 km. Tra l’altro, i nerazzurri vantano anche il giocatore che corre di più nel nostro campionato: Marcelo Brozovic, con 12,359 km per match. Questi dati indirizzano la piega dell’analisi: l’Inter, ieri sera, non è sembrata una squadra stanca, anzi. Il solito crollo, con tanto di gol preso nel finale da Miguel Veloso, va spiegato in un’altro modo, piuttosto che battendo sul tasto della condizione fisica.
SFILACCIATI – Anche i crolli della prima parte di stagione, contro Borussia Dortmund e Barcellona, sembravano più di carattere psicologico (e attitudinale) che prettamente fisico. In quel caso i risvolti psicologici di quelle sconfitte sembravano piuttosto evidenti. Ma ad un certo punto della stagione, e forse anche in più d’un’occasione, è saltato fuori che l’Inter fosse una squadra logorata e lo ha ripetuto anche Giuseppe Bergomi negli studi di “Sky Sport” ieri sera. Quello che in realtà salta all’occhio è una squadra disattenta, che corre tanto ma corre male e che fatica a tenere insieme meccanismi e concetti del tecnico. Ieri sera l’appoggio su Romelu Lukaku è stato l’unico vero calco tattico di Antonio Conte, col Verona che pressava a più non posso.
CRITICITÀ – Ma questa Inter, specie nelle uscite post-lockdown, ha dimostrato una scarsa capacità nell’accorciare tempestivamente in avanti e nel mantenere le giuste distanze. Quello che invece faceva il Verona, soprattutto nel primo tempo: pressione puntuale e uno contro uno a tutto campo accettando il rischio del duello Marash Kumbulla-Lukaku. Nella seconda frazione, poi, la squadra di Juric è effettivamente calata fisicamente. L’Inter, forse, ha sofferto la transizione più spregiudicata verso il 3-4-1-2 e adesso fatica a recuperare meccanismi e distanze della prima parte di stagione. A ciò si aggiunga l’ennesima implosione di una squadra nuovamente assuefatta all’impotenza, e la frittata è servita.