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Inter-Benfica (3-3): Inzaghi si ferma solo dopo il tris ma in 80′ stravince

Inter-Benfica è un’altalena di emozioni, che si sviluppano a cadenza di un quarto d’ora circa. Il passaggio del turno viene messo al sicuro poco dopo l’ora di gioco, poi gli ultimi 15′ “servono” solo a rovinare il tabellino con il 3-3 finale. Risultato bugiardo ma indolore, vale come una vittoria. Inzaghi indovina formazione e tattica per evitare rischi inutili, ottenendo il massimo contro ogni pronostico. Di seguito l’analisi tattica di Inter-Benfica in Champions League

Pre-Game Analysis: il modulo e le scelte di Inzaghi

FORMAZIONE – Ecco il 3-5-2 di partenza dell’Inter scelto da Simone Inzaghi per affrontare il Benfica in Champions League: 24 Onana; 36 Darmian, 15 Acerbi, 95 A. Bastoni; 2 Dumfries, 23 Barella, 77 Brozovic ©, 22 Mkhitaryan, 32 F. Dimarco; 9 Dzeko, 10 Lautaro Martinez.

In-Game Analysis: sviluppo e lettura di Inter-Benfica

HIGHLIGHTS – Nel primo tempo, al 14′ Barella si inventa un sinistro a giro su assist di Lautaro Martinez e mette la palla all’incrocio dei pali per il vantaggio nerazzurro (1-0). Al 33′ proprio Lautaro Martinez raddoppia di testa su cross di Dzeko dalla destra ma l’arbitro annulla per una leggera spinta ai danni di Gilberto. Poi, al 38′ l’incornata vincente è quella di Aursnes, che sull’ottimo cross di Rafa Silva da destra svetta su Dumfries, ultimo uomo nella grave dormita difensiva del trio centrale che regala il pareggio al Benfica (1-1). Nel secondo tempo, al 65′ Lautaro Martinez deve solo appoggiare in rete di destro il pallone che arriva dal cross teso di Dimarco da sinistra (2-1). Al 78′ è il neo entrato Correa, sempre su suggerimento di Dimarco, a trovare il destro a giro che entra in porta dopo aver toccato il palo (3-1). Poi, all’83′ Neres spreca una palla-gol calciando sul palo. Ma all’86′ Antonio Silva di testa in mischia, sulla punizione battuta da Grimaldo, anticipa tutti e accorcia le distanze (3-2). Infine, al 95′ il neo entrato Musa pareggia, sfruttando nell’area piccola l’ennesimo regalo nerazzurro a partita ormai finita (3-3).

SOSTITUZIONI – Nel secondo tempo, al 76′ e sul risultato di 2-1, arriva il triplo cambio iniziale di Inzaghi: fuori Barella, Lautaro Martinez e Dzeko, dentro Calhanoglu, Correa e Lukaku. Tripla staffetta ruolo per ruolo senza alterare il resto. All’80′, sul 3-1, ecco il doppio cambio finale per l’Inter: fuori Bastoni e Dimarco, dentro D’Ambrosio e Gosens. L’italiano agisce da terzo destro facendo scalare Darmian sul centro-sinistra, solo normale staffetta nel ruolo di quinto mancino.

Player Analysis: focus sul singolo nerazzurro

TOP – Il gol che apre la partita vale più del premio di migliore in campo: Barella (vedi pagelle di Inter-Benfica). In Europa si trasforma. Un’altra rete pesante – e bellissima – dopo quella dell’andata. In Italia è irriconoscibile, o – meglio – lo è in Serie A. Invece in Champions League si riscopre leader. Carico, decisivo, preciso. Due gol in 180′ non arrivano casualmente a certi livelli. La speranza è che questo Barella possa continuare ancora così per ben più di 180′. Beniamino.

Post-Game Analysis: considerazioni finali sulla partita

COMMENTO – L’Inter lascia fare la partita al Benfica, rinunciando al pressing asfissiante per non sprecare energie inutilmente e ottimizzare le ripartenze veloci. L’aggressività non manca nonostante l’assetto perlopiù attendista. Eccezion fatta per il gol dell’1-1, anche l’attenzione difensiva è piuttosto alta. E la concretezza offensiva deve fare i conti con un arbitro fin troppo fiscale, altrimenti si sarebbe parlato di meritato 2-0 già dopo la mezz’ora. Ottimi gli spunti dei due esterni in fase di spinta e anche in ripiegamento, anche perché non dovrebbe essere Dumfries a evitare il primo pareggio. La piega estremamente offensiva del Benfica a inizio ripresa facilita la riuscita del piano Inzaghi: uno-due argentino cercato e riuscito. Poi finisce la partita dell’Inter, all’80’: gli ultimi due cambi seguono la logica dell’evitare i rischi inutili. Fuori altri due titolari (stremati) diffidati in vista del Milan. Il Benfica pareggia ma solo perché Brozovic e compagni staccano anzitempo la spina: festa non rovinata, qualche ricavo a bilancio e titolo extra sui giornali sì. L’Inter di Inzaghi è sicura di sé finché non mette al sicuro la semifinale.

OSSERVAZIONE – Un’altra pagina di storia è stata scritta. Un’altra lezione di calcio, un’altra serata di sport. L’Inter versione Serie A 2022/23 ha creato un bug nel suo sistema. Le aspettative in questa stagione sono sempre più basse, le prestazioni nelle partite che contano sempre più convincenti. Probabilmente vige la legge dell’auto-gestione, che stimola i singoli solo quando le motivazioni sono alle stelle e permettono al collettivo di riscoprirsi squadra concreta (e unita). Gli errori non mancano, sia chiaro. La mano dell’allenatore nemmeno. Inzaghi si prende le sue responsabilità con delle decisioni che seguono una linea comune: in campo chi ha dato più garanzie finora. Ciò significa che uno come Skriniar, ammesso torni a disposizione, dovrà riconquistarsi il posto in difesa. Che un jolly inesauribile come Mkhitaryan non può stare in panchina. E che Lukaku è una risorsa “integrabile” tanto quanto Correa. Il Derby di Milano in semifinale sarà il vero banco di prova della stagione: la finale di Champions League a Istanbul è la partita secondaria, i prossimi 180′ più recupero (ed extra time?) rossonerazzurri l’unica cosa che conta. Prima, però, testa alla Juventus in Coppa Italia e al quarto posto in Serie A, ovvio…

Extra analisi tattica di Inter-Benfica (Champions League)

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