Zhang, chi meglio dell’aziendalista Inzaghi? E guardi la storia! − TS
Il lavoro di Inzaghi all’Inter è continuamente sotto osservazione. Nonostante i grandi problemi societari, il tecnico sta tenendo su la barca. Condizioni sicuramente diverse da tre illustri predecessori
PREDECESSORI − Simone Inzaghi lotta per riconfermarsi all’Inter anche la prossima stagione. Gestire due competizioni importantissime come campionato e Champions League non è mai facile. Tre illustri predecessori insegnano: Mourinho, Leonardo e Conte. Dei tre soltanto il primo riuscì nell’impresa di riuscire a vincere entrambi conquistando lo storico triplete del 2010. Nonostante ciò, ebbe sicuramente qualche grattacapo con la rimonta della Roma, che poi si infranse proprio all’ultima giornata. Quanto all’allenatore brasiliano con un organico e una società super non riuscì a tenere testa ad entrambe le competizioni, naufragando prima in Italia non tenendo il Milan e poi in Champions League facendosi dilagare dallo Schalke 04 ai quarti. Infine, c’è Conte. In due anni, il tecnico riuscì a conquistare solo lo Scudetto e una finale di Europa League. Il primo, peraltro, arrivato dopo l’eliminazione completa dalle competizioni Uefa.
AZIENDALISTA − Ed ecco che si arriva all’aziendalista Simone Inzaghi. Il tecnico ha mancato lo Scudetto lo scorso anno e anche quest’anno, ma comunque ha portato a casa tre trofei, ha una semifinale di Champions League opzionata e un’altra di Coppa Italia da giocare. A differenza dei tre predecessori, ha dovuto e deve convivere con problematiche societarie decisamente rilevanti. Una società che punta al ridimensionamento e che potrebbe cambiare guida nel giro dei prossimi mesi. Ora Zhang, deve farsi una domanda: Inzaghi ha già dimostrato di avere spalle larghe, ha sopportato critiche (le più feroci dall’interno, anche se c’è chi vuol far credere il contrario: da qui l’appello all’unità fatto prima del match col Benfica), e ha fatto vedere come, in un’annata comunque problematica, abbia sempre governato bene lo spogliatoio. L’eventuale sostituto sarebbe altrettanto bravo a farlo?
Fonte: Tuttosport − Stefano Pasquino