Mondo Inter

De Canio: “Vi racconto come ha iniziato Conte! La sua Inter a Barcellona…”

De Canio – ex allenatore della Ternana -, ospite negli studi di “Sportitalia Mercato” su Sportitalia, racconta un retroscena legato all’approdo di Conte a Siena nel ruolo di vice. Non mancano i complimenti per la prestazione dell’Inter a Barcellona

OPERAZIONE SIENA – La carriera da allenatore di Antonio Conte è iniziata a Siena, dove faceva il secondo al più esperto Gigi De Canio. Il racconto del “maestro” riporta il nastro al 2005: «Non gli facevo sistemare i cinesini, quello a nessun collaboratore dai (ride, ndr). Racconto come sono andate le cose. Ed è la pura e sacrosanta verità. Ero arrivato a Siena il 15 gennaio a sostituire Gigi Simoni – che non stava bene da parecchi mesi e infatti allenava il vice -, la squadra era penultima in classifica. Doveva venire con me Giampiero Ventrone (storico preparatore atletico della Juventus ed ex Jiangsu Suning, attualmente nello staff di Fabio Cannavaro al Guangzhou Evergrande, ndr), però il Direttore Sportivo Giorgio Perinetti mi chiese di non spendere soldi e di tenermi lo staff di Simoni, poi dopo esserci salvati avrei potuto portare i miei collaboratori. Fui disponibilissimo. Inoltre quei ragazzi lì erano bravi. Così siamo riusciti a salvarci. Chiamo Ventrone e gli chiedo di venire, perché potevo portare i miei, ma nel frattempo dico subito a quei ragazzi di trovarsi una nuova possibilità, in attesa della risposta di Ventrone. Non la presero molto bene, erano dispiaciuti perché erano lì da anni. Ma io avevo il mio staff».

GRAZIE VENTRONE – A portare Conte a Siena è stato solo indirettamente De Canio: «Poi Ventrone venne con me e mi disse che Conte era alla Juventus ma non gli facevano fare nulla. Così mi propose di portarlo a Siena per farmi da secondo: “Fa qualche anno con te e poi vuole andare per conto suo”. Io ho sempre pensato di avere qualità, che è una cosa che qualifica meglio il lavoro di tutti. Mi è sempre piaciuto confrontarmi con persone capaci, poi uno con tanti anni di Juventus alle spalle e che ha avuto i migliori allenatori qualcosa mi dava. Conte è venuto con molta umiltà ma con molta determinazione. Al primo colloquio mi disse: “Però non usarmi solo per mettermi i birilli, io voglio allenare!” (ride, ndr). Io l’ho tranquillizzato dicendogli che avevo bisogno di allenatori, non di pupazzi (ride, ndr). Dopo le prime partite mi disse che non riusciva a restare calmo come me in panchina e se poteva urlare. Io stabilivo l’allenamento settimanale, poi quello tecnico-tattico lo dividevo tra me e lui. Conte si occupava di difesa e centrocampo o centrocampo e attacco, alternativamente».

ALLENATORE NATO – De Canio spiega che Conte fin da subito gli ha fatto capire di che pasta è fatto: «Ho capito subito che potesse arrivare a questi livelli perché aveva questa grande personalità. Gli facevo preparare la ripresa degli allenamenti con l’analisi della gara giocata. Lo osservavo e lo vedevo lì, non aveva bisogno che intervenissi perché faceva analisi giuste, logiche e precise. Dal suo punto di vista. Se poi non ritenevo giusta qualcosa, ne parlavamo sempre in privato. Guardavamo e pensavamo il calcio allo stesso modo, sapendo di allenare una squadra insieme. Non credo molto all’analisi di chi è più bravo o meno. C’è preparazione generale nella scuola italiana allenatori. Non è il caso di girare tanto intorno a se uno gioca bene o no. Il primo tempo dell’Inter di Conte a Barcellona è stato spettacolare e di qualità, ad esempio. In queste grandi squadre il risultato non è la valorizzazione del gioco, ma solo la vittoria».

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