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3 appunti su Genoa-Inter: Lukaku certezza, movimenti sintomo di una cosa

La rubrica “3 appunti” pone l’attenzione su tre aspetti singolari di una partita. La prestazione di un singolo giocatore, una rete, o un dato statistico: tre cose da porre in risalto. Genoa-Inter conferma l’importanza di Romelu Lukaku nello scacchiere nerazzurro. Ma il lavoro di Conte è ancora tanto, soprattutto sulle sinergie di squadra.

1. CERTEZZARomelu Lukaku firma Genoa-Inter allo stesso modo dell’andata: una doppietta che apre e chiude la gara. Grazie ai due gol di ieri (sensazionale il secondo), il belga appunta diverse medaglie sul suo capiente petto. Si porta dietro solo a Ronaldo (25) e Istvan Nyers (26) per numero di gol in A al primo anno nerazzurro. E suggella inoltre la sua migliore stagione (finora) per score realizzativo: si era fermato al massimo a 27 reti in stagione. Numeri che certificano la centralità di Lukaku nel panorama offensivo nerazzurro. Spesso sembra avulso dalla manovra, ma in realtà non esce mai dalla partita con la testa: il baluardo offensivo dell’Inter resta sempre lui.

2. COSTANZA– Difficile dire se sia stanchezza o voluta inerzia in attesa dell’Europa League. Fatto sta che anche contro il Genoa l’Inter sembra giocare col freno a mano tirato. La manovra si svolge meno fluidamente di quanto visto nei primi mesi di stagione. Gli infortuni e la necessità di aumentare le rotazioni in questo fitto calendario cambiano spesso gli interpreti. Sappiamo che l’Inter di Antonio Conte è pensata per viaggiare coi giri al massimo: l’impressione è che non si voglia rischiare di grippare il motore, in vista del tour de force di agosto.

3. MOVIMENTI – Contro il Genoa si è visto in parte quanto già osservato contro la Fiorentina, soprattutto a sinistra. Cristiano Biraghi si posiziona spesso oltre la trequarti, sull’estrema sinistra, per ricevere palla. Invece Victor Moses – asimmetricamente – rimane più basso per accompagnare la manovra. È solo un esempio di posizionamenti che si rivelano poco efficienti per la manovra, se non addirittura dannosi. Movimenti farraginosi che influiscono su tutti gli undici in campo, in primis Christian Eriksen, costretto spesso ad allargarsi – e abbassarsi – per ricevere palla. Il lavoro da fare è ancora molto, per Antonio Conte: il mercato lo aiuterà a velocizzarlo?

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