Eriksen e Conte facce della stessa medaglia Inter nel 2020 della rinascita
La stagione (sospesa) dell’Inter per ora ha due grandi protagonisti oltre a Lukaku. Uno già piuttosto espresso(si), l’altro ancora da sbocciare. L’inizio nerazzurro di Conte ed Eriksen va a velocità diverse, ma il prosieguo è destinato a incontrarsi nella stessa meta. In attesa di ricominciare, la strategia dell’Inter nel 2020 non ammette altri passi falsi
PUZZLE NERAZZURRO – Il 2020 rappresenta l’anno della svolta per l’Inter dopo quasi un decennio di buio. Assurdo dirlo ora, forse anche anacronistico. Eppure la strategia a lungo termine della società nerazzurra ha visto la luce solo negli ultimi mesi. Successivamente all’approdo di Beppe Marotta nel mondo interista, le tessere del puzzle nerazzurro sono state posizionate con una precisione chirurgica. Alla vigilia della nuova stagione la prima, quella più importante, in panchina: Antonio Conte. In estate la seconda, quella più costosa, in attacco: Romelu Lukaku. In inverno la terza, quella più mediatica, in mezzo al campo: Christian Eriksen. Prima di avere il quadro completo serve ancora un po’ di pazienza. E soprattutto qualche altro sacrificio, senza dubbio. Ma la strada tracciata e condivisa dalla proprietà Suning è quella giusta. Giusta, se ci fosse la possibilità di dimostrare in campo questa crescita tecnico-tattica e di ambizioni. Arriveranno tempi migliori, intanto possiamo solo basarci sulla prima parte della stagione 2019/20. Più luci che ombre.
EFFETTO CONTE – Il ruolo di Lukaku nella nuova Inter è chiaro a tutti, pertanto non serve indagare oltre. Squadra e spogliatoio ruotano intorno al gigante belga, punto di riferimento dentro e fuori dal campo. Anche per questo motivo la prima parte di stagione è stata caratterizzata più dal cosiddetto “effetto Conte”. La rivoluzione interista è iniziata con il nuovo modulo ed è continuata con le precise richieste sul mercato. La difesa a tre, i due esterni a tutta fascia e l’attacco di coppia hanno dato una nuova identità all’Inter. Forse non ancora una nuova spina dorsale, per cui servirà più tempo. Sicuramente una nuova mentalità, almeno parzialmente. Se l’Inter ha “overperformato” dal ritiro estivo fino alla finestra di mercato invernale il merito è esclusivamente del nuovo allenatore, che ha fatto rendere tutti oltre le proprie aspettative. Certo, anche il calo di febbraio va preso in considerazione come appunto negativo, ma l’alibi della rosa corta fin dal primo giorno è troppo ghiotto per puntare il dito contro Conte. Il primo Conte abbondantemente promosso, quindi.
PARADOSSO ERIKSEN – Il calo dell’Inter in stagione è da incastrare nel periodo più ricco di impegni. Dopo l’uscita dalla Champions League (che non può essere considerato un fallimento, nonostante le modalità), la squadra si è ritrovata a competere in tre tornei diversi con la possibilità di vincere più di una coppetta. Dalla Serie A alla Coppa Italia passando per la novità Europa League, il 2020 nerazzurro è iniziato con il botto. Paradossalmente, il momento peggiore per inserire nel meccanismo già oleato l’ultimo arrivato. Ed è anche per questo che l’impatto di Eriksen con la nuova realtà italiana è stato più brusco di qualsiasi rosea previsione. Soprattutto a livello mediatico. Perché l’acquisto di Eriksen colloca l’Inter su un livello molto più alto rispetto a quello precedente, a prescindere dalle classifiche. E la sua “mediaticità” è stata sfruttata appieno dagli addetti ai lavori. O meglio, è stata usata contro, come ogni arma a doppio taglio. Conte non ha aiutato a smorzare i toni critici, anzi. Ma è giusto così. Il primo Eriksen pacificamente rimandato, intanto.
MEDAGLIA INTER – Negli ultimi mesi questo tema è stato motivo di troppe chiacchiere. Dal “problema” tattico, ovvero trovare una collocazione a Eriksen nel 3-5-2, diventato alternativamente anche 4-3-1-2. Allo “spreco” economico, dal momento che l’Inter ne ha anticipato l’acquisto a gennaio per circa 20 milioni di euro anziché attendere luglio per prenderlo a parametro zero. Tutta fuffa, per utilizzare un termine che descrive bene qualsiasi pensiero fumoso su una questione molto più delicata. Il colpo Eriksen si sposa pienamente con il nuovo corso dell’Inter e bissa proprio quello di Lukaku. Di conseguenza, Eriksen in mezzo al campo ha lo stesso “peso” di Conte in panchina. E pur non essendo (stato) storicamente un numero 10, nemmeno da calciatore, Conte sa bene cosa significa avere un Eriksen in più nel proprio motore. Servono solo tempo e lavoro. Il tempo (sportivo) adesso c’è, il lavoro (collettivo) meno. A prescindere dall’emergenza sanitaria Coronavirus, lo stop dell’attività agonistica non può essere visto come una notizia positiva per nessuno, nemmeno per l’Inter di Conte. La speranza, una volta tornati in campo, è quella di vedere finalmente una squadra impostata strategicamente sulla sua stella: Eriksen più dieci. Perché Eriksen e Conte sono le facce della stessa medaglia con cui l’Inter ha deciso di tornare grande. A partire dal “2020”, che a breve saprà se, quando e in che modo ripartire.