Coronavirus

Coronavirus, Italia e quarantena: stop sport! Miracoli e follia tricolore

Coronavirus, Italia e quarantena – 18 marzo: la rincorsa ai numeri (qui il bollettino di oggi) non porta buone notizie. La curva cresce, ma con costanza, mentre il numero di morti descrive uno scenario drammatico. Verso lo stop allo sport all’aperto. L’Oms applaude al lavoro di medici e personale sanitario, in ossimoro con i comportamenti non conformi dei cittadini

Coronavirus, Italia e quarantena: solo una parola, eroi! Ma lodi non aiutano nella pandemia

Le giornate in quarantena aumentano, fotocopie sbiadite da ansie, informazioni e rincorsa alle notizie. Calma apparente e spesso monotona che contrasta con le tragiche ore negli ospedali. Ad aumentare, infatti, sono i contagi e purtroppo i morti. In attesa del picco e della discesa che tutti aspettano, soprattutto chi combatte in prima linea. Il personale medico viene a più riprese omaggiato da messaggi, striscioni e impressioni pubbliche. “Il numero di pazienti entrati in terapia intensiva per il Coronavirus e salvati da medici e infermieri in Italia è un miracolo”. Parola di Michael Ryan dell’Oms. Non basta, purtroppo, per alleviare il peso sulle spalle degli operatori sanitari, sempre più vicini al collasso del sistema.

Coronavirus Italia - Runner Padova
Due runner a Padova – Foto dall’ANSA

Coronavirus: follia popolare, stare a casa. Stop allo sport se serve a bloccare contagi

Troppe persone sono in giro, ignorando le direttive da più giorni ribadite dal Governo e dagli organi di informazioni. Bisogna semplicemente e rigorosamente restare a casa, ma molti non seguono le direttive. Accampando scuse, beccandosi denunce e aumentando direttamente e indirettamente il numero di contagi. In tempi di Coronavirus, Italia sbandiera unità e coesione. Ma solo nei flash mob, nelle manifestazioni musicali e negli striscioni realizzati? Non ci sono eccezioni. Occorre aiutare la sanità di un’intera nazione e soprattutto osservare senza condizionali i doveri morali verso se stessi e per il prossimo. Non è buonismo, ma necessità per uscire dallo stato di emergenza che stiamo vivendo. Se l’attività all’aperto deve essere scusa o occasione di evasione dalle regole, chiuda pure (qui le parole di Spadafora). Il calcio e l’intero mondo dello sport ha già dimostrato di poter fare un passo indietro durante l’emergenza: ora tocca a noi cittadini uniformarci alla direttive. Senza possibilità di “ma” o giustificazioni.

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