Mondo Inter

Sconcerti: «Inter in mezzo corta. Orsato, perché fuori oltre 1000 giorni?»

Sconcerti valuta a 360° il pareggio dell’Inter ieri contro la Sampdoria. Il giornalista, in collegamento durante Pressing su Italia 1, se la prende anche con l’AIA per aver tenuto Orsato fuori dalle designazioni dei nerazzurri per oltre tre anni.

PARI CHE CI STAMario Sconcerti non va giù duro: «Intanto la Sampdoria non è facile, aveva fatto fatica anche il Milan alla prima giornata a Marassi. Io ho visto una buona Inter, non darei troppa importanza a questo risultato: un pareggio in trasferta ci può stare. Peraltro ha gli stessi punti di un anno fa, ed è dietro al Milan come un anno fa. Ho visto un gol eccezionale, quello di Tommaso Augello, e uno particolare e discretamente sfortunato, mentre ho visto Lautaro Martinez in forma».

QUALE PROBLEMA? – Sconcerti vede una difficoltà inevitabile e dipesa da altri: «È un’Inter da dopo sosta, che implica il non allenamento per due settimane: le nazionali non possono allenare i giocatori degli altri, fanno fare corse attorno al campo e tutto questo toglie condizione. Soprattutto questa è la fatica dopo la sosta, ma vista giocare questa non è la preoccupazione dell’Inter. Mi sembra troppo corta a centrocampo, per i problemi di Stefano Sensi, perché Arturo Vidal è quello che è e Matias Vecino non gioca da un anno».

RITORNO LUNGO – Sconcerti si sofferma sul ritorno di Daniele Orsato, che non dirigeva l’Inter dal 28 aprile 2018: «Il problema non è come ha arbitrato Orsato. Io mi chiedo perché è stato fuori con l’Inter oltre mille giorni. Non trova il settore arbitrale che permettere alle società di rifiutare gli arbitri sia il modo migliore per fare pressione? È scandaloso che ci sia stato un arbitro che per più di mille giorni non ha arbitrato una società. Come fa carriera un arbitro? Arbitrando grandi partite, che si hanno con grandi squadre. Se le grandi squadre li rifiutano come può fare carriera? Quindi cosa può fare, se non essere spontaneamente dalla parte delle grandi squadre. La società non può permettersi di rifiutare l’arbitro e l’AIA non può accettarlo, perché si condiziona. Le società sono più forti dei giudici che le devono giudicare».

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