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Rizzoli: “Più si protesta, più arbitro attacca! Scelte come corridoio Shining”

Rizzoli è intervenuto nella chat del Bologna-Academy Webinar. Il designatore della Can-A affronta diversi temi, tra i quali le proteste in campo, le differenze tra le partite in Italia e in Europa e la regola sul fallo di mano. Di seguito le sue dichiarazioni

DIFFERENZE Nicola Rizzoli parla delle differenze tra le partite arbitrate in Italia e in Europa: «Troppe purtroppo perché la cultura italiana è un pochettino più complicata. All’estero c’è molto più rispetto dei ruoli ma soprattutto si ha più fiducia. Forse perché la qualità degli arbitri tendenzialmente è molto alta. Tutto nasce dal fatto che in Italia c’è poca fiducia negli arbitri. La maggior parte delle persone ha delle dietrologie in base alle quali pensa che noi vogliamo favorire una società piuttosto che un’altra. E non è così. Purtroppo oggi in Italia c’è poca fiducia negli arbitri, le decisioni in Italia vengono rispettate di meno quindi in Europa diventa più facile fischiare perché c’è un rispetto maggiore».

OBIETTIVO – Rizzoli sottolinea quale sia il primissimo obiettivo di un arbitro: «Io sono convinto che con un buon programma di formazione si possa ottenere molto di più. Ogni arbitro ha come obiettivo quello di prendere la decisione più giusta, l’obiettivo non è mai quello di sbagliare perché rovino la mia immagine. Delle volte però si sbaglia. Se si pensa che l’errore sia voluto contro quel giocatore o società, entriamo in un loop che fa sì che sia necessaria la conoscenza. Se aumenta la comprensione tra di noi, il problema poi sarebbe solo la polemica mediatica».

SHINING – Per spiegare le difficoltà di un arbitro, Rizzoli tira fuori un paragone cinematografico: «Come si fa a non rimanere condizionati dopo un errore? La partita di un arbitro è come il corridoio di Shining. Cioè un corridoio molto lungo di un Hotel dove ci sono circa duecento porte, che sono le decisioni che un arbitro prende in campo. Di queste duecento, trenta sono i falli e di questi trenta una è quella che decide la partita. Il vostro obiettivo da arbitro è entrare in ogni porta, guardare in un secondo, chiudere la porta e decidere. Qualunque decisione io abbia preso, devo riuscire a chiudere la porta a chiave, perché così non penso a ciò che c’è nelle altre porte che è l’errore più grosso che possa fare un arbitro. Cercare di compensare significa sbagliare almeno due volte».

PERMALOSITÀ – Le proteste che si vedono in campo sono la cosa più illogica per Rizzoli: «Le proteste non ci condizionano, il fatto di venire a protestare per far cambiare decisione non è una cosa logica. Non può avere un frutto su quello che è il prosieguo. Se beccate un arbitro permaloso, e sicuramente ce ne sono, più gli andate a protestare, più si chiude e più attacca. Quindi farà l’opposto di ciò che chiedete. Meglio non andare a protestare perché così gli lasciate modo di ragionare e andare eventualmente a rivedere al VAR. Quindi meno protestate, più riuscirete a ottenere i risultati».

REGOLE – Infine Rizzoli svela quali sono le regole che vorrebbe semplificare: «Cambiare non lo so ma sicuramente una delle più complicate è il fallo di mano. Qualsiasi decisione è difficile così come è difficile valutarne la punibilità o meno. Rimane molto soggettiva. Hanno tolto il concetto della volontarietà per fortuna, ora ci sono parametri più oggettivi ma sono situazioni che non toglieranno mai la polemica. Le altre regole sono tutte più gestibili, quella del fallo di mano è la più difficile. Per le altre abbiamo fatto già tante proposte, verranno verificate e ancora non le dico, però le idee per migliorare ci sono. L’obiettivo è rendere il regolamento più comprensibile per chi lo gioca e per chi lo guarda».

 

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