Condò: “Simoni un grande signore, aveva classe e stile”
Paolo Condò, ospite oggi in studio a “Sky Sport”, ha parlato di Gigi Simoni, ex allenatore dell’Inter deceduto ieri all’età di 81 anni
UN RICORDO DI UN SIGNORE – La morte di Simoni ha unito gli sportivi del paese nel cordoglio per quello che era considerato un uomo perbene, un signore del calcio. Il ricordo di Paolo Condò: «Il primo ricordo che ho di Simoni credo fosse al Genoa. Io ero un giovane cronista, andai a intervistarlo e non mi trattò da debuttante, ma da professionista. Io ho buona memoria e ricordo sempre come mi hanno trattato nel corso della mia carriere e per quelli che hanno sempre mantenuto la coerenza ho un debole. Simoni era uno che si fermava in sala stampa fino a quando l’ultimo dei ragazzini dell’ultima radio privata non aveva esaurito l’ultima domanda che gli doveva fare. Molti suoi colleghi dopo la prima mezz’ora dicevano di aver finito. Questa disponibilità da gran signore l’ha portata all’Inter dove era sottoposto al fuoco di fila di interviste e commenti. Sopportava anche le critiche con una classe e uno stile che non veniva mai meno».
IL RIGORE SU RONALDO – La carriera di Simoni fu condizionata da quel maledetto Juventus-Inter del 1998: «Lui ha vinto la Coppa Uefa e quel famoso rigore non fischiato a Ronaldo, che c’era, va detto con chiarezza, lo ha condizionato. Non arrivo a dire che lo scudetto si è deciso su quella giocata e se l’Inter avesse avuto quel rigore avrebbe vinto il campionato, ma fu un momento centrale nella storia di quel torneo. Ricordo la rabbia e la delusione di Simoni come quella di uno arrivato in tarda età a giocarsi la chance di vincere lo scudetto e la vedeva fallire per cause fuori dai suoi demeriti».