Spalletti-Inter, da Marotta a Conte: ragioni e risentimenti forti, muro resiste
Spalletti dice sì al Milan, chiama l’Inter per chiedere un anno di stipendio dei due anni di contratto che ancora lo legano al club nerazzurro e riceve un no come risposta (vedi articolo). Tutto ampiamente prevedibile e le ragioni sono forti sia da una parte che dall’altra
DUE ANNI POSITIVI – Luciano Spalletti e l’Inter, una storia iniziata bene, proseguita tra alti e bassi e finita male. I due anni nerazzurri del tecnico di Certaldo possono essere considerati positivi perché l’Inter ha riacquistato spessore internazionale con il ritorno in Champions League, dettaglio che sicuramente è pesato sulla scelta definitiva di Antonio Conte, che prima di dire sì al fedele Beppe Marotta era passato dalla Roma (vedi articolo). Due anni in cui Marcelo Brozovic è diventato un centrocampista di sicuro affidamento, la fase difensiva è stata tra le migliori della Serie A e gli obiettivi nerazzurri sono andati in crescendo. E per tutti questi motivi, il merito di Spalletti è innegabile.
VOTA ANTONIO – Ovviamente tutto rose e fiori non poteva essere, come in tutte le relazioni del mondo, di qualunque natura esse siano. Spalletti, forgiato da anni difficili alla Roma, non si è spaventato davanti alle difficoltà mediatiche e interne affrontando tutto di petto, compreso l’arrivo di Marotta, che nei piani futuri poteva voler dire solo una cosa: vota Antonio. È innegabile che l’arrivo dell’attuale Amministratore Delegato Sport nerazzurro abbia in qualche modo delegittimato Spalletti, forse nel peggior momento della sua Inter, alle prese con risultati non positivi e il caso Mauro Icardi–Wanda Nara a provocare scintille per poi incendiarsi definitamente. Il tecnico non è rimasto zitto e buono, reagendo con l’orgoglio e l’istinto che lo contraddistinguono. Non poteva che finire male.
RISENTIMENTO E RAGIONI – Evidentemente l’ex tecnico nerazzurro è ancora amareggiato, non tanto perché al suo posto sia arrivato Conte, dato che a più riprese ha consapevolmente definito legittima la volontà dell’Inter di puntare il più in alto possibile. Spalletti è risentito per come, negli ultimi mesi della sua gestione, sia stato un po’ abbandonato al suo destino con l’opzione Conte già dietro l’angolo – nel vero senso del termine (vedi articolo) – e per nulla camuffata dalla dirigenza. Chiaro che ora non voglia mollare di un millimetro, a costo di perdere l’occasione Milan, che forse in questo preciso momento storico non rappresenta esattamente la sua priorità. È altrettanto legittimo che l’Inter non abbia acconsentito, in primo luogo perché la cifra richiesta è alta e in secondo perché sarebbe stato un assist agli amici-nemici rossoneri. Spalletti e l’Inter, il muro primo o poi cadrà ma non oggi.