Nota tattica di Torino-Inter: Godin titolare per la trincea
“Nota tattica”, una rubrica che mira a sottolineare un dettaglio, in positivo o in negativo, dell’ultima partita dell’Inter. Dopo Torino-Inter parliamo di Diego Godin
SORPRESA – Una scelta a sorpresa di Conte in Torino-Inter è stata quella di mandare in campo da titolare Diego Godin. L’uruguaiano infatti era stato tra gli ultimi a tornare dagli impegni con la sua nazionale, in vista dell’impegno in Champions League ci si aspettava un turno in riposto e Bastoni contro il Verona aveva lasciato una grossa impressione di crescita. Invece il numero 2 ha giocato, e questo fatto indica chiaramente come il tecnico ha voluto impostare la gara.
IMPOSTAZIONE PRECISA – Godin è l’emblema, l’elemento che rende evidente l’impostazione che Conte ha voluto. Contro il Torino infatti non si è vista la “solita” Inter. La squadra ha tenuto il baricentro più basso rispetto alla abitudini scendendo addirittura fino a 38m e non salendo oltre i 51 (dati della Lega Serie A, pagina 11). Per intenderci di norma i nerazzurri stanno tra i 5 e i 10 metri più alti. Unendo a questo il dato del possesso palla, che ha visto i granata al 59% quando sono al tredicesimo posto in Serie A di media mentre l’Inter è prima, si capisce che Conte ha scelto una tattica precisa. Anche prendendo in considerazione le condizioni del campo, che sicuramente non favoriva il gioco palla a terra.
SIMBOLO – Ma perché Godin diventa simbolo della scelta? L’uruguaiano è un vecchio filibustiere della difesa, un combattente plurimedagliato nella lotta in trincea. E proprio questo serviva contro il Torino in quelle condizioni ambientali, col campo pesantissimo e una squadra fisica. Un giocatore fisico, forte di testa, che conoscesse alla perfezione lo spartito da suonare in una partita sporca, brutta, da interpretare con l’elmetto e la concentrazione al massimo. Bastoni è giovane, ha qualità, ma non ha (ancora) la malizia, la cattiveria, la lotta che servono per tirare fuori i palloni dal fango.