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L’Inter, Conte e quell’insostenibile leggerezza dell’essere Christian Eriksen

Molti attendono ancora il “vero” Eriksen e proprio l’aspettativa nei suoi confronti, forse, ne sta rallentando l’inserimento. Conte, ieri, l’ha etichettato come un ragazzo a posto, ma molto timido. Aspettare quell’Eriksen, e non godersi i suoi sprazzi di calcio del qui ed ora, non è esattamente il modo migliore per apprezzarlo

WHO IS ERIKSEN? – Accade spesso, durante la partita, di vederlo ciondolare. Mentre cerca di avventarsi su un pallone che scorre lungo la linea del fallo laterale e un avversario, grosso almeno il doppio di lui, finisce per dargli una secca spallata. Accade, poi, che le sue intuizioni si spengano sul nascere come fiori appena sbocciati su una distesa di neve bianca. I suoi colpi di tacco, contro la SPAL ne ha tentati almeno tre, e la sua volontà di rischiare nascono forse dalle grandi aspettative di cui ogni pallone ricevuto è gravido fino alla bocca dello stomaco. Christian Eriksen è così, almeno nella sua versione interista. Ieri Antonio Conte, dopo il match vinto per 0-4, ha sottolineato in conferenza stampa le doti umane del danese (QUI le sue parole). Eriksen è dunque un ragazzo timido, apparentemente leggero. Dopo quasi sette mesi di Inter, non siamo riusciti a schiodarci da queste due parole.

BETTER THAN YOU – Eriksen è capace di tutto, anche di cose che nessuno si aspetterebbe. C’è un’azione, del primo tempo con la SPAL, in cui gestisce la sfera praticamente in solitaria sull’out di destra. Aggira l’avversario facendo passare il pallone nella direzione opposta rispetto alla sua traiettoria di corsa. Poi mette al centro un cross interessante che non porta grossi frutti. Christian Eriksen è tanto leggero quanto creativo e, in linea di massima, fa le cose che fanno tutti gli altri, ma le fa meglio. Sempre nel primo tempo, il danese sventaglia verso Antonio Candreva una parabola morbidissima e al tempo stesso affilata per il controllo a seguire verso la porta. Eriksen aveva già indirizzato e illustrato la giocata successiva al suo compagno, che si perde in una ridondante gestione del pallone. Qualche minuto dopo, Alexis Sanchez prova la stessa apertura, per la verità dopo essere uscito coi battiti a mille dall’ennesimo dribbling nello stretto, e il pallone finisce ampiamente oltre la linea dell’out.

WHAT IS YOUR SECRET? – Alzi la mano chi si è stufato di criticare Christian Eriksen. Immagino una platea ben fornita e una risposta altrettanto monolitica alla provocazione precedente. Io, personalmente, sono arrivato ad osservare Eriksen con molta leggerezza, almeno quanta ne inserisce lui in ogni giocata che fa. Ed è una leggerezza che lo porta ad estraniarsi dai contrasti e a togliere il piede quando l’aria della contesa si fa troppo pesante. Sono riuscito, così, ad apprezzare quei pochi sprazzi di leggerezza costruttiva che Eriksen emana: un cross tagliato, una punizione battuta come si deve oppure un’apertura pulita che con lui, alla terza occasione, sto cominciando a dare per scontata nell’esecuzione. Forse, mi sono detto, il segreto per apprezzare Eriksen non è aspettarlo come un Godot qualsiasi, ma cominciare a guardarlo con un mix di incanto e disincanto al tempo stesso.

HOW TO BE ERIKSEN – Arriverà, il vero Eriksen. Semmai ne esista davvero uno in grado di incarnare la sua essenza assoluta, dato che ogni calciatore è influenzato da una marea di variabili imprevedibili. Contesto, allenatore, salute fisica e mentale. Per quanto riguarda il danese, siamo tutti troppo sporcati dal suo eccellente passato e da una concezione (erroneamente assolutizzata) che ci spinge a pretendere molto e a non tollerare ritardi sulla tabella di marcia. Forse anche Antonio Conte avrà manifestato amarezza nei confronti del danese. Ieri sera, tuttavia, quando ne esaltava le doti umane, il tecnico sembrava davvero sincero. Forse anche lui sta aspettando il “vero” Eriksen, senza sapere che l’ex Tottenham è già qui. Arriverà, questo fantomatico vero Eriksen. Arriverà, più o meno puntuale come Godot. Nel frattempo, cerchiamo di goderci gli stralci del calciatore con la barba fulva a cui non viene perdonato davvero nulla.

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