Inzaghi, l’Inter B non si improvvisa: ora più che mai serve chiarezza

Simone Inzaghi viene spesso accusato di non avere un piano B per la sua Inter. Tuttavia, a questo punto della stagione, è ormai un falso problema.
TROPPI DOGMI – Una delle principali accuse che si muovono a Simone Inzaghi è di non saper derogare dall’unico piano gara conosciuto. E anche Spezia-Inter lo conferma. Il tecnico conosce un solo modulo, il 3-5-2, e non sa modellarlo in nessun altro modo. Se non negli interpreti, con scelte di formazione (e di sostituzioni) spesso cervellotiche. Che sembrano rispondere più a logiche di spogliatoio che a necessità tecnico-tattiche.
TROPPE INDECISIONI – Tuttavia è lecito domandarsi se, dopo quasi due anni a Milano, abbia ancora senso chiedere a Inzaghi di dimostrarsi flessibile. O se, piuttosto, sia meglio consolidare e stabilizzare l’unica versione di Inter che Inzaghi riesce a concepire. Evitando quei vuoti di chiarezza che stanno minando le certezze nerazzurre. Specie nelle scelte dei singoli.
PUNTI FERMI – Nel corso di questa stagione, la colonna vertebrale dell’Inter ha trovato nuovi interpreti. Tuttavia Inzaghi non responsabilizza troppo questi pilastri, costruendo la squadra attorno a essi. Anzi, spesso e volentieri ne mina lo status, con scelte di formazione difficili da comprendere. Come ad esempio la continua alternanza tra Samir Handanovic e André Onana, nonostante la manifesta superiorità del portiere camerunense. Ma questo non è più il momento degli esperimenti e dei tentativi. L’Inter ha due obiettivi, nei prossimi due mesi: arrivare tra le prime quattro in Serie A, e avanzare almeno ai quarti di finale di Champions League. E la formazione-tipo con cui perseguire questi risultati è chiara a tutti. Inzaghi deve quindi limitarsi a mandare in campo l’undici migliore, fregandosene delle dinamiche dello spogliatoio.
Inzaghi e la resilienza: l’Inter adesso ha una nuova colonna vertebrale