Analisi tatticaPrimo Piano

Cagliari-Inter: il 3-5-2 con Eriksen funziona ma l’attacco no. Conte “aiutato”

Una rimonta davvero last minute per l’Inter, che a Cagliari rischia la beffa. L’1-3 finale dà titoli per Barella, D’Ambrosio e Lukaku, sebbene i protagonisti nel bene o nel male siano altri. Conte prepara bene la partita con Eriksen titolare, poi cambia modulo ed è costretto a cambiare l’interprete che risulta indirettamente decisivo. Ecco l’analisi tattica di Cagliari-Inter

PRESENTAZIONE PRE-PARTITA

FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare il Cagliari in Serie A: Handanovic; Skriniar, de Vrij, Bastoni; Darmian, Barella, Brozovic, Eriksen, Perisic; Lukaku, Sanchez.

Cagliari-Inter formazione iniziale
Cagliari-Inter formazione iniziale

MODULO – La batosta internazionale ha creato un polverone intorno all’Inter, ma Conte decide di non snaturare il lavoro fatto finora. Anche a Cagliari si inizia con il 3-5-2, che stavolta vede Eriksen impiegato dall’inizio nel ruolo di mezzala sinistra. Si tratta già della notizia di questa stagione.

RESOCONTO PARTITA

PRIMO TEMPO – Dominio assoluto dell’Inter nel primo quarto d’ora, fermata solo da Cragno e dall’imprecisione sotto porta. La presenza di Eriksen a centrocampo ispira la manovra nerazzurra, sebbene la posizione del danese sia ibrida e non particolarmente precisa per gli schemi di Conte. Il tecnico gli chiede di stare basso sulla linea dei centrocampisti, ma spesso tende ad alzarsi sul centro-sinistra della trequarti. E le cose migliori arrivano quando ciò succede. Nel secondo quarto d’ora il ritmo cala leggermente senza che cambi il canovaccio: l’Inter attacca ma contro Cragno non c’è nulla da fare. Solo dopo mezz’ora il Cagliari inizia a prendere le misure alla squadra di Conte, che attacca da entrambi i lati senza finalizzare. Al 42′ Sottil sfrutta la prima grande occasione del Cagliari per bucare Handanovic in diagonale. Da non crederci. Il primo tempo termina 1-0: Cragno tiene in vita il Cagliari, che beffa l’Inter prima della fine.

SECONDO TEMPO – Nell’intervallo Conte prepara il primo cambio: fuori Perisic, dentro Hakimi. Il marocchino agisce largo a destra, Darmian viene dirottato a sinistra. L’effetto non è dei migliori: tutti in attacco e tutti sulla palla, troppa confusione in fase offensiva e poca attenzione difensiva. Al 58′ doppio cambio per l’Inter: fuori Darmian ed Eriksen, dentro Young e Sensi. Staffetta nei due ruoli a centrocampo. Migliora il ritmo ma non la qualità della manovra, così come le idee in campo. L’Inter è nulla e continua la sua fase di confusione sia nei compiti sia nelle posizioni. Al 72′ quarto cambio per Conte: fuori Bastoni, dentro Lautaro Martinez. L’argentino si posiziona alla sinistra di Lukaku nel 4-3-1-2, con Sanchez trequartista e gli esterni che partono più bassi. Al 77′ gran gol di Barella al volo sugli sviluppi di un corner. Non c’è tempo per insistere su questo assetto perché all’82’ arriva il quinto e ultimo cambio per l’Inter: fuori Hakimi (infortunato), dentro D’Ambrosio. L’Inter chiude con la difesa a quattro. E all’84’ proprio D’Ambrosio segna di testa sul secondo palo su cross di Barella dalla destra, altro corner decisivo. Dopo il vantaggio Sensi scala definitivamente sul centro-destra (come da immagine sotto allegata) per coprire meglio nel finale, visto che Sanchez non può uscire nonostante l’acciacco. Al 94′ Lukaku in contropiede supera a centrocampo Cragno, avanzato in occasione dell’ultimo corner, e deposita in rete a porta vuota. Il secondo tempo termina 1-3: reazione convincente ma soprattutto episodica per l’Inter, che ottiene il massimo solo alla fine, dopo aver dominato dall’inizio alla fine.

Cagliari-Inter formazione finale
Cagliari-Inter formazione finale

CONSIDERAZIONI POST-PARTITA

PROTAGONISTA – Il “premio” è più simbolico che veritiero, ma è giusto soffermarsi sulla prestazione dell’interista più mediatico: Eriksen. Il centrocampista danese nella prima mezz’ora fa capire a Conte di essere in grado di giocare da mezzala di qualità a supporto delle due punte, mandando in porta i compagni e provando la conclusione ravvicinata. Poi sparisce gradualmente alla distanza, ma non prima di aver fatto registrare un buon numero di palloni giocati e chilometri percorsi. La qualità paga sempre, peccato l’Inter sotto porta non gli abbia permesso di “festeggiare” al meglio la prima ora di gioco da titolare dopo tanto tempo. A gennaio potrebbe andare via, intanto è una risorsa in più che Conte dovrebbe sfruttare. Nel suo ruolo. Concentrato.

COMMENTO – I commenti sui cambi e sulle modifiche si sprecano, ma non hanno nulla a che vedere con il risultato di Cagliari-Inter. Conte prepara bene la partita a prescindere dalle sostituzioni. E la legge in modalità “emergenza”: nella ripresa si gioca il tutto per tutto, sapendo di potere recuperare l’immeritato svantaggio. E ci riesce (solo) grazie a tre episodi. Tre episodi, tre gol da altrettanti calci d’angolo: due a favore e uno contro. Questo è il riassunto di Cagliari-Inter. I tre punti non sono frutto di un Conte “rinsavito” (è offensivo solo pensarlo), che sceglie di passare alla difesa a quattro per rimontare l’1-0 dei padroni di casa. Piuttosto il tridente, finché Sanchez regge, è ciò che permette all’Inter di risultare più pericolosa negli ultimi metri. Nonostante un Lukaku poco brillante. Figuriamoci se in campo ci fossero due esterni in forma… Per fortuna ci pensa D’Ambrosio, come al solito nel punto giusto al momento giusto. Nulla di tecnico-tattico, appunto. Non ci sarà mai la controprova, ma se ci fosse stato Hakimi il gol del vantaggio non sarebbe mai arrivato. E forse neanche la vittoria. Conte deve “ringraziare” Hakimi per il forfait, e ovviamente D’Ambrosio. Non bisogna illudersi sul finale, però. Ciò che deve far riflettere Conte è la prima ora di gioco: perché l’Inter con il 3-5-2 ed Eriksen mezzala costruisce di più ma senza finalizzare? Forse perché in alcune partite avere più qualità in mezzo al campo è un fattore decisivo? Il recupero di Sensi può diventare una notizia positiva in questo senso. Ma prima bisogna registrare le fasce, perché la discontinuità degli interpreti non fa che rallentare il lavoro fatto sul 3-5-2. E bisogna recuperare il tandem Lukaku-Lautaro Martinez, perché Sanchez è ottimo a innescarli ma meno a fare da spalla a uno dei due. Da Cagliari l’Inter può tornare con il bicchiere mezzo pieno, ma occhio agli errori: bisogna insistere su ciò che può essere ottimizzato, non abbandonare nuovamente tutto per rispolverare l’Inter che è uscita dall’Europa. Si può dominare semplicemente cambiando due interpreti senza stravolgere il sistema di gioco.

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