Severgnini: «L’Inter è Ettore, non Achille! Giocatori letterari? Lukaku e non solo»
Il giornalista e tifoso dell’Inter, Beppe Severgnini è intervenuto in collegamento su Radio 24 durante “Tutti Convocati”. Qualche battuta sul trionfo dell’Inter vincitrice del 19esimo scudetto e una piccola analisi in chiave letteraria di alcuni giocatori nerazzurri come Lukaku e Lautaro Martinez.
L’IMMAGINE PIÙ BELLA − Beppe Severgnini, allo stadio il giorno dello scudetto dell’Inter, si è divertito: «Bellissima l’immagine di Samir Handanovic che giocava con i bimbi degli altri compagni, soprattutto con il piccolo Perisic che tirava delle cannonate incredibili. Io vorrei altre feste, non nove di fila che sono troppe ma ancora qualcuna si. Io ricordo la festa con lo scudetto di Roberto Mancini in cui ero andato anche sul campo».
L’INTER È ETTORE − Severgnini paragona la vittoria dell’Inter a un personaggio epico: «Ogni squadra vincente è nuova, l’Inter di José Mourinho e quella di Antonio Conte sono vincenti perché sono nuove. Quando vinci il nono scudetto, è come Achille, cioè vince sempre ma poi rompi. L’Inter è Ettore, è speciale per due motivi. Primo, c’è una formazione titolare che si sa a memoria, come quelle di Mourinho, Giovanni Trapattoni e Helenio Herrera. Secondo, perché ho visto giocatori disposti a fare ciò che voleva l’allenatore. Un esempio è Alessandro Bastoni o Ivan Perisic che cambia il suo modo di giocare per la squadra, è molto bello. Come Samuel Eto’o a Londra contro il Chelsea quando ha iniziato a giocare esterno tutta fascia».
GIOCATORI LETTERARI − Alla domanda sul personaggio più narrativo dell’Inter, Severgnini ne sceglie tre: «Il più letterario dell’Inter è Romelu Lukaku. Uomo-chiave non solo in campo, fa tutto. Quando non si sa cosa fare, lui la decide. Altri letterari sono Bastoni e Lautaro Martinez, che è un giocatore che avrebbe cinque-sei anni da assoluto protagonista. Smontare la Lu-La è un peccato, sono Ettore che vince la guerra».
LA FEDE NON SI CAMBIA − Severgnini chiude sull’identità: «Se anche vendono tutti e undici i titolari, Conte va ad allenare alla Juventus e Steven Zhang vende la società, io resto a tifare Inter. Passano i giocatori e gli allenatori, ma mai la fede e i colori per la squadra del cuore».