Klinsmann: “Inter nel cuore, bello rivedere gli amici. Dispiace per San Siro”
Jurgen Klinsmann ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano “Il Corriere della Sera”, in quanto sarà una delle leggende che parteciperanno alla partita di Inter Forever nel nuovo stadio del Tottenham, proprio contro gli Spurs (domani alle ore 18.30). L’ex attaccante tedesco ha parlato sia del suo passato in nerazzurro sia delle voci di questi giorni che vedrebbero le due milanesi lasciare lo Stadio Giuseppe Meazza (ma non il quartiere di San Siro).
CAMBIO DI IMMAGINE – Jurgen Klinsmann accetta l’idea di un addio al Meazza, lui che all’Inter visse da vicino la ristrutturazione dell’impianto di San Siro per i Mondiali del 1990: «È bella l’idea di farlo nello stesso posto, con il vecchio stadio deve rimanere un legame, un collegamento emozionale. Il mondo però va avanti, una volta lo stadio serviva per giocare la partita, oggi deve poter accogliere le famiglie, avere ristoranti, negozi. C’è un prima e un dopo i novanta minuti, che i club vogliono sfruttare. A Berlino, tra due anni, ci sarà un nuovo stadio di calcio accanto all’Olympiastadion. Mi spiace per San Siro, mi spiace molto, ma bisogna attrezzarsi per il futuro».
INTER FOREVER – Klinsmann spiega perché ha accettato l’invito di Francesco Toldo di giocare la partita nel nuovo stadio del Tottenham, nonostante ora viva negli Stati Uniti: «È bello rivedere gli amici, i tifosi. Le tre stagioni all’Inter mi sono rimaste nel cuore, come l’Italia e infatti sono tornato per giocare con la Sampdoria. Da voi ho trovato tante persone speciali e ancora adesso, dopo vent’anni, i legami sono forti. Quando ho lasciato Stoccarda per Milano mi si è aperto un mondo».
VALORI – Klinsmann, infine, parla dell’attuale Serie A: «Da interista devo dire che la Juventus così distante dalle altre un po’ mi dà fastidio. Ma loro non vincono solo perché hanno giocatori più forti. La Juventus ha una cultura vincente, ha continuità, consistenza, non butta mai via nulla, vince e ha sempre fame. Per batterla bisogna avere più fame di lei, e questo è importante almeno quanto la qualità tecnica».
Fonte: Corriere.it – Domenico Calcagno