Analisi tattica

Inter-Eintracht: gol regalato al 5′ per sprofondare nel caos, Spalletti passivo

Sconfitta ed eliminazione, arrivate in coppia dopo una lunga agonia probabilmente iniziata all’andata con il rigore sbagliato da Brozovic: lo 0-1 firmato da Jovic toglie ogni speranza di qualificazione alla squadra di Spalletti, che forse è il primo a non crederci

FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Spalletti per affrontare l’Eintracht Francoforte: Handanovic; D’Ambrosio, de Vrij, Skriniar, Cedric Soares; Vecino, Borja Valero; Politano, Candreva, Perisic; Keita.

Inter-Eintracht Formazione Ufficiale
Inter-Eintracht Formazione Ufficiale

MODULO – Spalletti riesce nella sua personale “impresa” di trovare undici giocatori schierabili per poter mettere in campo l’Inter con il solito 4-2-3-1, anche se la clamorosa emergenza lo costringe a soluzioni improvvisate, a partire da Candreva trequartista a supporto di Keita, rientrato dal 1′ senza avere una condizione accettabile dopo il lungo stop.

PRIMO TEMPO – Inizio shock: al 3′ la traversa di Haller salva Handanovic, ma al 5′ il palo di Jovic finisce nel sacco dopo il pallonetto sul capitano nerazzurro, gravissima la leggerezza difensiva che vede de Vrij colpevole. Borja Valero agisce bassissimo per provare a impostare da dietro, ma l’opzione lancio lungo a by-passare il centrocampo è quella preferita dalla difesa, non a caso si prova a colpire (senza successo) i tedeschi in contropiede. L’Inter soffre moltissimo gli attacchi da sinistra su D’Ambrosio, che sbaglia ogni marcatura. Al 27′ gol annullato ad Haller per fuorigioco, ma resta incredibile il modo con cui l’Inter si fa infilare dopo il cambio di gioco sulla destra. Si continua a sperare nei cross, che in realtà sono palloni buttati in area senza misura e senza neanche avere un colpitore. Al 35′ Spalletti modifica l’assetto tattico: Cedric Soares si sposta sulla destra a tutta fascia con Perisic a sinistra, Candreva supporta Politano e Keita nel 3-4-1-2. Soluzione che migliora nettamente la copertura del campo e favorisce il giro palla, ma manca la qualità per concretizzare un’azione offensiva. Il primo tempo termina 0-1: pesa il gol regalato subito all’Eintracht.

SECONDO TEMPO – La ripresa si apre con la squadra proiettata in avanti senza equilibrio: Politano arretra per smuovere un po’ la situazione in fase offensiva, ma dietro non rientra nessuno ad aiutare il trio difensivo. Al 62′ primo cambio per l’Inter: fuori Cedric Soares, dentro Ranocchia. L’italiano si piazza nel cuore della difesa permettendo a Skriniar di avanzare sulla linea mediana al fianco di Vecino in una sorta di 3-2-3-2 di difficile intuizione. L’arrembaggio funziona in parte, se non fosse per le praterie lasciate ai tedeschi nelle ripartenze. Al 73′ secondo cambio per Spalletti: fuori Borja Valero, dentro Esposito. Il classe 2002 si posiziona alla destra di Keita in un 3-5-2 disordinatissimo con Politano e Perisic a tutta fascia. L’effetto-sorpresa dura poco, i tedeschi prendono subito le misure alla novità offensiva. Al 80′ terzo e ultimo cambio per l’Inter: fuori Politano, dentro Merola. Il classe 2000 agisce in avanti con le altre punte in un 2-3-4-1 che prevede de Vrij-Ranocchia in difesa, Vecino-Skriniar-D’Ambrosio in mezzo al campo, Candreva-Merola-Keita-Perisic a fare saliscendi sulla trequarti ed Esposito abbandonato in attacco. Inutile sottolineare che regni il caso tattico, con le azioni che provano a essere impostate allargando il gioco sulle fasce per poi mettere la palla in mezzo. Nel finale addirittura Ranocchia va a fare il centravanti, con Skriniar che torna in difesa, Candreva staziona perlopiù in mezzo e Perisic si sposta sulla fascia destra lasciando quella mancina ai più giovani, ma inutilmente. Il secondo tempo termina 0-1: Inter eliminata senza nemmeno provare a impensierire Trapp.

PROTAGONISTA – La prestazione offerta dall’Inter è figlia di errori altrui, ai piani alti, ma il colpevole in campo va trovato nell’undici scelto da Spalletti, tutt’altro che esente, e c’è chi delude più di tutti: Vecino. Il centrocampista uruguayano è forse l’unico messo nelle condizioni ideali per fare bene, senza complicazioni tecnico-tattiche intorno, eppure è esattamente quello che sbaglia più di tutti: non una giocata buona, offensiva o difensiva che sia. Un’involuzione pazzesca che non si riesce a spiegare, l’assenza del “compare” Brozovic (così come del collante Nainggolan o del facilitatore Joao Mario) non può essere un alibi. Osceno.

COMMENTO – Degli alibi di Spalletti si è già detto troppo: arriva alla partita decisiva con quattro primavera (Zappa, Gavioli, Merola ed Esposito) in panchina e quattro titolari a mezzo servizio (Borja Valero, Perisic, Politano e Keita), senza contare i quattro giocatori non in lista (Dalbert, Gagliardini, Joao Mario e Salcedo, inutile citare l’infortunato Vrsaljko) e i quattro grandi assenti tra infortuni e squalifiche (Miranda, Asamoah, Nainggolan e Lautaro Martinez). In realtà ce ne sarebbe un altro, Icardi, ma vale la pena parlarne? Pur avendolo portato in panchina rotto, Brozovic non scende in campo. Perché non ne vale la pena. L’Inter regala subito il gol all’Eintracht “assicurandosi” di non dover prolungare l’agonia europea pre-derby addirittura di oltre mezz’ora: supplementari scongiurati, si tenta di ribaltarla nei “secondi” 90′ a disposizione. La “strategia” masochistica non premia. Anche perché l’Inter non può ribaltarla dal momento che non riesce ad andare al tiro, figuriamoci al gol. E allora c’è qualcosa che stona nelle scelte di Spalletti. Tanti interrogativi che non avranno mai risposta. Keita ha 45′ nelle gambe, perché metterlo dall’inizio? Alla fine ne gioca 95, senza incidere. Anzi. Perisic è più a terra del senegalese, vale la pena umiliarlo così? Ah già, costrizione. Ma soprattutto, l’unico giocatore di qualità al cross (Cedric Soares) viene schierato fuori ruolo (terzino sinistro) per permettere a D’Ambrosio di continuare a fare danni a destra… perché? Non a caso, dopo più di mezz’ora, con il portoghese spostato a destra si inizia a vedere l’Inter nella metà campo tedesca. La preparazione della partita da parte di Spalletti forse è da rivedere, forse no, sicuramente qualche sfumatura ci manca, ma è la lettura a fare acqua da tutte le parti. Il primo cambio arriva dopo un’abbondante ora di gioco. E va fuori proprio il “crossatore” Cedric per fare spazio al “puntero” Ranocchia… messo però in difesa. Con Skriniar a centrocampo, dove fa bene uguale. Meglio di Vecino. Ma servono i gol, serve gente in area. Ed ecco che entra la coppia Esposito-Merola, in un caos finale tutti all’attacco… sì, anche Ranocchia. Solo che la densità in attacco fa annullare tra di loro le punte, che inoltre non ricevono rifornimenti dal centrocampo dimezzato. E la difesa si arrangia come può, Handanovic ci mette del suo per evitare il raddoppio. Insomma, del caos si è già detto, ma è la passività di Spalletti a spaventare. Passa più di mezz’ora prima di correggere la prima falla creata (Cedric messo a sinistra). Passa un’altra mezz’ora per la seconda (Ranocchia messo in panchina). E servono circa venti minuti per la terza (Ranocchia messo in difesa). Senza risolvere nulla, sia chiaro. Spalletti probabilmente sta vivendo questi ultimi giorni con troppi pensieri in testa e pochi giocatori dignitosi, ma per raggiungere l’obiettivo minimo stagionale (quarto posto e qualificazione in Champions League) serve fare chiarezza. In testa prima che in campo. L’uscita dalla Europa, per la seconda volta stagionale, non è giustificabile così: un’Inter indegna che non può appellarsi a nessun alibi, forse solo il rigore sbagliato da Brozovic all’andata… che doveva essere battuto da un altro.

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