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Marotta: «Calcio italiano un prodotto da valorizzare per poter vendere»

Beppe Marotta, in occasione del lancio della nuova edizione del Programma Executive “Management del Calcio” e promosso dal Settore Tecnico della FIGC in partnership con SDA Bocconi, nel corso del Webinar (vedi prima parte) ha parlato anche della nuova struttura di una società calcistica e dei nuovi obiettivi del calcio italiana in quanto prodotto da vendere.

COMPETENZAMarotta parla della competenza all’interno di una società sportiva: «Siamo rappresentanti di un calcio che è iniziato tempo fa e va avanti oggi. Accanto a una competenza tecnica, dietro c’è sempre una società molto forte. Non ho mai visto una squadra che vince e che dietro non ha una società forte. Anche nel calcio romantico del passato era così, dove il senso di appartenenza era uno dei valori più importanti. Tutto questo per dire che oggi l’espressione di quello che è il calcio non può prescindere ad avere una proprietà forte, che non si coniuga solo con un potere economico forte, ma anche di una competenza che parte da una proprietà, e che passa dal managment e da altre figure complementari».

STRUTTURE SOCIETARIE – Marotta parla in particolare della struttura di una società calcistica oggi: «Oggi una società di calcio è paragonabile a tutti gli effetti a un’azienda. Per descrivere la struttura di una società, oggi, ci vogliono almeno due pagine, quando negli anni ’90 bastavano tre diciture: presidente, vicepresidente e dirigente. Quando si parla di saper vendere il proprio prodotto significa valorizzare le risorse e vendere bene nel mercato. Tutto questo avviene se hai dei manager preparati. Credo che noi come made in Italy siamo in grado di esprimere tanto sotto il punto di vista calcistico, e anche a livello di dirigenti. Vedo un futuro positivo, anche in questo momento in cui esprimiamo un livello di conflittualità tra i vari club e le strutture dello sport».

PRODOTTO QUALITATIVO – Marotta conclude parlando del calcio italiano in quanto prodotto da vendere: «Il calcio è un fenomeno sportivo e sociale, però siamo anche l’espressione di un gioco che deve essere spettacolo: più bello è, più facile è da vendere. Normale che una bella partita viene vista volentieri, rispetto una partita dove i contenuti tecnici sono modesti. Sono certamente d’accordo riguardo l’apertura ai giocatori stranieri, purché questi siano di qualità e possano dare un incremento qualitativo rispetto quello che già abbiamo. Non dimentichiamo che il prodotto che dobbiamo offrire deve essere di qualità, siamo campioni d’Europa non a caso. Il mio auspicio è quello di poter raggiungere, insieme, obiettivi importanti. La frase: “Chi spende di più vince”, non è assolutamente vera. Speriamo che da questa esperienza si possa trarre auspicio perché anche la Federazione stessa possa crescere. La speranza è quella di riuscire a creare dei centri di formazione importanti. Le qualità, le motivazioni e la competenza sono elementi che dobbiamo sempre perseguire perché laddove non esiste la potenza finanziaria, esiste la potenza umana e della competenza».

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