Analisi tatticaPrimo Piano

Inter-Sampdoria: Eriksen inventa calcio, Barella ci mette i km di Brozovic

L’Inter torna alla vittoria e lo fa nello stesso modo con cui ci ha abituato nel periodo pre-lockdown. Il 2-1 è frutto di due partite in una. Il 2-0 firmato Lukaku e Lautaro Martinez nel primo tempo. E lo 0-1 della ripresa calante. Conte ha più di un motivo per sorridere, a prescindere dai tre punti. L’ottimo Eriksen sempre più nel vivo del gioco (e dei gol). Il generoso Barella, chiamato a fare il Brozovic per bilanciare l’undici iniziale. Ma anche i problemi sono sempre gli stessi. Ecco l’analisi tattica di Inter-Sampdoria

PRESENTAZIONE PRE-PARTITA

FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare la Sampdoria: Handanovic; Skriniar, de Vrij, Bastoni; Candreva, Barella, Gagliardini, Young; Eriksen; Lukaku, Lautaro Martinez.

Inter-Sampdoria Formazione ufficiale
Inter-Sampdoria Formazione ufficiale

MODULO – Così come a Napoli, l’Inter viene schierata con il 3-4-1-2 ma cambiando forzatamente le caratteristiche e i compiti a centrocampo. Senza Brozovic, Barella viene spalleggiato da Gagliardini davanti alla difesa, lasciando libertà di azione a Eriksen in posizione più avanzata.

RESOCONTO PARTITA

PRIMO TEMPO – Proprio come a Napoli, al 2′ la sblocca Eriksen, segnando su cross di Candreva dalla destra, ma il fuorigioco iniziale dell’esterno destro causa l’annullamento della rete. L’assetto offensivo dell’Inter si nota dal posizionamento degli esterni, più vicini alle due punte che ai tre centrali. Al 10′ splendida triangolazione tra Lautaro Martinez, Lukaku ed Eriksen, che manda in rete il centravanti belga per l’1-0. Partita a senso unico grazie al possesso palla e alle ripartenze repentine della squadra di Conte, letale in verticale. Al 33′ l’Inter raddoppia con Lautaro Martinez, che sfrutta al meglio il solito assist di Candreva dalla destra e finalizza (come Eriksen a inizio gara ma stavolta restando in gioco). Un paio di leggerezze dietro, Sampdoria poco incisiva però. Il primo tempo termina 2-0: doppio vantaggio che dà l’impressione che sia tutto troppo facile grazie alla qualità della manovra.

SECONDO TEMPO – Nessuna modifica a inizio ripresa, che riprende con l’Inter sempre all’attacco. Lukaku spreca il tris dopo l’ennesima ottima azione personale di Eriksen. Al 52′ la Sampdoria accorcia sfruttando una dormita colossale della difesa nerazzurra su calcio d’angolo: traversa di Colley e scivolata di Thorsby che buca Handanovic, ancor meno reattivo della difesa in marcatura. Come prevedibile, dopo un’ora di gioco il ritmo cala vistosamente e si preferisce il fraseggio per vie centrali alla spinta sulle corsie laterali. Al 73′ doppio cambio per l’Inter: fuori Candreva e Young, dentro Moses e Biraghi. Staffetta sulle fasce. Al 78′ terzo cambio per Conte: fuori Eriksen, dentro Borja Valero. Con lo spagnolo in cabina di regia il modulo diventa il solito 3-5-2 contiano. All’83’ quarto e ultimo cambio per l’Inter: fuori Lautaro Martinez, dentro Sanchez. Il cileno si posiziona alla sinistra di Lukaku (come da immagine sotto allegata, ndr). La freschezza data dai nuovi entrati proiettano l’Inter con più facilità verso la porta avversaria, ma l’imprecisione nell’ultima giocata è drammatica, soprattutto nei piedi di Moses. Il secondo tempo termina 2-1: sofferenza inutile nell’ultima mezz’ora, ma in questo recupero contano solo i tre punti.

Inter-Sampdoria Formazione finale
Inter-Sampdoria Formazione finale

CONSIDERAZIONI POST-PARTITA

PROTAGONISTA – Il centrocampo dimezzato obbliga Conte a fare delle modifiche importanti, ma c’è chi non delude a tuttocampo: Barella. Il classe ’97 azzurro non può limitarsi a fare la mezzala di quantità o il mediano-spalla del regista. Senza Brozovic gli toccano entrambi i compiti per svincolare il rientrante Gagliardini da responsabilità diverse da quelle che prevedono ordine e pulizia nella giocata. Da Gagliardini – generoso ma superficiale – più quantità che qualità, come previsto. Barella invece corre per due ed è l’unico a farlo dal primo all’ultimo minuto. Gli altri scoppiano prima, il numero 23 no. Grinta e polmoni da vendere, ma anche la qualità (dei chilometri fatti) non è più in discussione. Quando sta bene, Conte non può farne a meno. Infaticabile.

COMMENTO – L’Inter aveva un solo obiettivo. Vincere per rimettersi in carreggiata, provando a cancellare le sconfitte di Roma e Torino, oltre a quella di Napoli (in Coppa Italia). Sbagliato parlare di scudetto ora, ma andare a -6 dalla vetta significa poter ancora essere in lizza. Aspettando passi falsi altrui. La prestazione contro la Sampdoria non si discosta da quella offerta sistematicamente in questa stagione. Avvio sprint, gol e pochi rischi. Poi il calo, un gol regalato e una serie di errori sotto porta che si accumulano. L’Inter di Conte non riesce a chiudere una partita già vinta. Si ferma sul 2-0 anziché farlo diventare 3-0. E la distrazione che rimette la Sampdoria in partita è ingiustificabile, come le altre di questa annata. Sbaglia tutto il reparto difensivo, in blocco. In marcatura su calcio d’angolo, peggio del peggio. Nella ripresa si rischia nuovamente di mandare in fumo quanto costruito egregiamente nel primo tempo. Dai piedi di Eriksen passano tutti i palloni pericolosi a ridosso della trequarti avversaria. Il centrocampista danese va e vede oltre. Quando Eriksen gira (con i suoi tempi), tutta l’Inter gira. Testa più veloce delle gambe per inventare calcio. Ne giovano tutti, compreso l’equilibratore tattico Barella. Ma Eriksen, così come i suoi compagni (tranne Barella…), dura un’oretta. E in panchina non ci sono ricambi all’altezza, anche per via degli infortuni. Avrebbe fatto comodissimo Sensi, ad esempio. Conte sa che non può fare miracoli, ma anche che non potrà spremere questo gruppo ridotto per altre dodici partite di campionato. Bisogna provare ad allargare gli orizzonti, individuando i “cinque cambi” dalla panchina. Anche a costo di dover cambiare modulo (iniziale e finale) per gestire meglio tutto il gruppo. E le partite, dal 1′ al 90′ più recupero. Inter-Sampdoria non mente: l’Inter non è ancora matura, eppure alza l’asticella da sola. Guai a sottovalutarla…

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