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Milito: “Inter 2010, gruppo davvero unito! Vi spiego il gol di Sneijder a Kiev”

Milito ha scritto una lunga lettera all’Inter, squadra con la quale conquistò l’ambito Triplete nel 2010. L’ex attaccante, oggi dirigente del Racing Avellaneda, parte del suo ambientamento a Milano per arrivare alla fatidica sfida di Kiev, con il gol qualificazione di Sneijder all’ultimo respiro

PASSIONE Diego Milito e il calcio, una storia che nasce in Argentina: “Facevo anche la seconda punta, al Racing. Ho imparato lì a sviluppare le mie qualità, sono sempre stato innamorato del gioco, provavo piacere ad entrare nelle pieghe della manovra offensiva con i miei movimenti. Qualità che mi hanno consentito di partire per quel bellissimo viaggio verso l’Europa, verso il Genoa: a 24 anni lasciavo per la prima volta la casa dei miei genitori e con me volava in Italia la mia fidanzata, poi diventata mia moglie. Aveva 21 anni, mollò tutto per partire con me. Entusiasmo, quello non è mai mancato. A Marassi, al Saragozza con mio fratello, di nuovo a Genova. E poi l’Inter“.

CONNAZIONALI – I primi tempi all’Inter di Milito facilitati dai suoi connazionali: “È stato facile ambientarsi. Conoscevo già Cambiasso, ex compagno di nazionale U20 di mio fratello. Cuchu è diventato il mio compagno di stanza, ho condiviso con lui tantissimi momenti per cinque anni: serio, intelligente, ma per fortuna mi addormentavo sempre prima io di lui! E poi c’era Zanetti: avevo giocato con suo fratello Sergio in Argentina. Mi sono sentito a casa e senza dubbio il rito dell’asado, con Samuel capo-cuoco, ha contribuito. Lo so, leggenda vuole e tutti i miei compagni sono pronti ad affermare che io mi limitassi soltanto a mangiare, ma credetemi: ogni tanto aiutavo anche io Walter!”.

GRUPPO – Un grande affiatamento, spiega Milito: “Per noi era naturale restare alla Pinetina anche dopo gli allenamenti. Ci trovavamo bene, tiravamo sera tra mangiate e risate. Era un gruppo davvero unito, con allenamenti in cui si pedalava forte, perché la filosofia doveva essere: come ti alleni, giochi. La personalità di quella squadra era incredibile. E Mourinho stava vicino a tutti”.

ULTIMO RESPIRO – Milito prosegue dritto verso Madrid: “Vi avevo promesso Madrid, faccio ancora un paio di deviazioni prima di arrivare al Bernabeu. La prima è Kiev, semplicemente perché io il gol di Sneijder l’ho dovuto rivedere in TV. Ricordo quei momenti come se stessi riguardando un film: non volevo che la palla andasse oltre la linea di fondo, allora sono andato a recuperarla e mi sono reso conto di non avere angolo. Ho pensato che l’unica cosa che avrei potuto fare era calciare fortissimo addosso al portiere, poi qualcosa sarebbe successo. Dopo aver tirato, sono caduto per terra. Il tempo di rimettermi in sesto e ho visto Sneijder che esultava come un pazzo: non mi ero reso conto che avesse segnato!”.

MOMENTI – Milito rivive anche Barcellona-Inter: “Sì, ho molta memoria di quei momenti, sono istanti che mi piace chiamare specialissimi. E infatti ricordo bene l’orologio del Camp Nou: sembrava di sale. L’ho guardato dopo che in campo era già trascorsa una vita e segnava 15’: interminabile, ma che coraggio quella sera da parte di tutti! Mi porto dentro anche il clima pesantissimo sul treno Firenze-Milano, che ci riportava a casa dopo un 2-2 mortifero. Ma Pupi ci trasmetteva ottimismo anche quel giorno. E ha avuto ragione lui, anche grazie a quella serata incredibile… della pizza a casa mia mentre guardiamo Roma-Sampdoria. La sapete già, questa storia, ma resta un passaggio divertente di quella stagione eccezionale: Roma in vantaggio, noi tutti tristi. Arrivano le pizze, mia moglie mi mette in braccio Augustina, mia figlia piccola, e Pazzini pareggia. Da quel momento, non ho mollato Augustina nemmeno per un secondo, e la Sampdoria ha vinto!”.

Fonte: inter.it

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