Puscas: “Inter grande opportunità, Zanetti un grande! Il Reading…”
George Puscas, ex giocatore dell’Inter ceduto in estate al Reading, si è concesso ai microfoni del sito ufficiale della società inglese, dove ha raccontato la sua carriera in nerazzurro, soffermandosi specialmente sulle qualità di Javier Zanetti
LA SCELTA DI PUSCAS – «Il mio primo provino fu con l’Arsenal, poi però arrivò l’Inter che mi offrì un accordo senza nemmeno volermi prima mettere in prova. Mi hanno messo davanti il contratto e non ho avuto alcun dubbio, non potevo aspettare. I Gunners mi avevano visionato per la prima volta con la nazionale Under 15 o Under 16 e mi hanno seguito per due anni prima di mettermi in prova. L’Inter è un grande club, quindi non c’è grande differenza con l’Arsenal, ecco perché ho deciso di andarci. Era una grande opportunità per me».
AMBIENTAMENTO E PRIMA SQUADRA – «La parte difficile era il fatto che non mi stavo trasferendo in un’altra città in Romania, ma proprio in un’altra nazione, quando avevo solo 17 anni. Non parlavo italiano, ma in 3-4 mesi iniziavo a capire tutto. L’italiano è come il rumeno, anche se all’inizio è stato difficile. Milano è una grande città, si possono fare molte cose. Io però ero giovane e concentrato solo sul calcio, sugli allenamenti e sulla vita in accademia. Quando sono entrato per la prima volta nella prima squadra c’erano fin troppi giocatori forti per ricordarli tutti. Il nome però su tutti che ricordo è Zanetti. Aveva davvero grande rispetto per tutti, che fossero giovani o meno. Oltre a lui ricordo anche Palacio, Cambiasso e i giocatori di quella generazione, ma anche giocatori più giovani come Guarin e Kovacic. Zanetti però era davvero un grande, aiutava spesso i giovani. Quando uno come lui viene a darti dei consigli, è una cosa davero importante».
NUOVA AVVENTURA – «Quando ho scelto di venire al Reading ho scelto la passione, il calcio. Anche mio padre ha pensato che fosse una buona opportunità per me e per il mio futuro. Appena riuscirò a comprare casa qui, mio padre sarà la prima persona a venire, perché vuole sempre vedermi giocare».