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L’Inter comanda il gioco come vuole Conte, ma manca il lato più importante

L’Inter, stando alle parole di Conte, deve sempre “comandare il gioco”. Questo primo passaggio è stato completato, almeno nell’inizio di stagione, ma adesso bisogna fare il salto di qualità decisivo perché alcuni punti sono già scappati.

SEMPRE DAVANTI – L’Inter, e questo è un dato di fatto, ha quasi sempre fatto la partita nelle prime sette gare stagionali. Fra Serie A e Champions League nessun avversario ha mai messo sotto i nerazzurri nella prestazione. È ciò che voleva Antonio Conte, che più volte ha chiesto di “comandare il gioco” ai suoi giocatori. Il primo obiettivo può definirsi raggiunto, perché effettivamente l’Inter il gioco lo comanda. Ci sono diversi dati che lo confermano, ma nel calcio non sempre le statistiche spiegano i risultati. È qui che serve il passaggio decisivo per vincere: meglio un po’ meno possesso palla e qualche tiro in più, magari anche da fuori. Mica bisogna per forza entrare in porta col pallone.

BENE FINO A UN CERTO PUNTO – Anche con lo Shakhtar Donetsk l’Inter ha dominato. Fosse finita 0-4 non ci sarebbe stato niente da dire: fra le parate di Anatoliy Trubin, le due traverse che gridano vendetta, l’erroraccio di Lautaro Martinez a porta vuota e il netto rigore negato a Romelu Lukaku di gol ne potevano essere segnati tanti. Una squadra come quella di Conte, che ha diversi giocatori in grado di andare a segno (a differenza di molte delle recenti passate stagioni), deve però concretizzare le occasioni che ha. L’Inter ne ha sempre avute molte di più rispetto agli avversari, eppure l’unica goleada è quella di Benevento (2-5). E a ottobre, finora, è arrivata solo una vittoria.

CREA TANTO, SEGNA POCO – Per tutte le occasioni da gol prodotte l’Inter avrebbe dovuto realizzare ben più delle quindici reti sinora realizzate (nemmeno poche). Spesso manca di lucidità davanti alla porta, come successo a Lautaro Martinez a Kiev, oppure dosa male l’ultimo passaggio. Ecco, qui servirebbe che il pallone arrivasse meglio agli attaccanti, perché Lukaku non può fare tutto da solo. Tralasciando il discorso Christian Eriksen, che in queste situazioni servirebbe tantissimo, a tutta la squadra sarà chiesta (già da sabato col Parma) una crescita in tal senso. Anche perché, di contro, quasi tutti i gol subiti sono arrivati alla minima occasione concessa (quattro negli ultimi sei tiri in porta degli avversari). E non potrà esserci sempre il Genoa di turno che non tira mai.

CRESCITA NECESSARIA – Per completare il discorso: all’Inter manca la cattiveria necessaria per chiudere le partite, e vincerle. Chi ha visto il documentario All or Nothing legato al Tottenham avrà notato come José Mourinho più volte si è riferito ai suoi giocatori dicendo che devono essere più cattivi (usa un termine più colorito in inglese…). Ecco: l’Inter deve essere molto più cattiva. Deve azzannare la preda, senza lasciare nemmeno le briciole all’avversario. Deve chiudere le partite quando possibile: i due punti lasciati alla Lazio e le innumerevoli rimonte subite della scorsa stagione gridano ancora vendetta. Inoltre deve trarre il meglio dalla sua produzione offensiva, già buona, perché alla fine nel calcio ciò che conta sono i gol. Solo così la richiesta di “comandare il gioco” da parte di Conte porterà l’Inter a essere anche effettiva, che è ciò che serve per portare i risultati a casa ossia la cosa più importante.

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