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Mikel: «Conte? Non puoi mancare di rispetto così a un essere umano!»

Obi Mikel ha indossato la maglia del Chelsea per molti anni, incrociando anche la strada di Conte. Il centrocampista nigeriano non fa tanti giri di parole per descrivere il suo pessimo rapporto con l’attuale tecnico dell’Inter, fin dal primissimo incontro. Di seguito le sue dichiarazioni ai microfoni di theathletic.com

IMPATTO NEGATIVO John Obi Mikel, ex centrocampista del Chelsea, racconta il suo pessimo rapporto con Antonio Conte: «Ero stato convocato dalla mia nazionale per giocare ed era un sogno. È un sogno per chiunque andare alle Olimpiadi. Sì, come giocatori vogliamo vincere la Champions League e la Coppa del Mondo, ma le Olimpiadi sono un torneo enorme. Quest’uomo che ha varcato la soglia da cinque minuti mi sta dicendo che devo scegliere: “Se vai, non farai parte di questa squadra”. Ho parlato con il club e ho detto loro che volevo andare. Il club mi rispettava per quello che avevo fatto per loro e perché ero lì da tempo. Così sono andato e mi sono sentito punito per questo. Sono tornato e non ho fatto parte della rosa. Non sono mai più stato nella lista dei convocati nei giorni delle partite».

SCHERZI A PARTE – Mikel svela poi un aneddoto legato a Conte: «La cosa divertente è che appena prima che si aprisse la finestra di calciomercato di gennaio è venuto da me e mi ha detto: “Voglio un incontro con te”. Questo dopo avermi fatto allenare da solo per mesi, trattando così un giocatore che era stato al Chelsea per molto tempo! Quando ha cercato di incontrarmi, mi ha detto: “Proviamo a fare pace, avrò bisogno di te nella squadra”. Io ho pensato: “Stai scherzando?! Dici sul serio?!”. Sapeva che volevo andare via. Mi alzai e uscii dalla stanza. Non puoi mancare di rispetto così a un essere umano. Non vedevo l’ora che il calciomercato si aprisse per andare via. Ho parlato con la dirigenza dicendo che avrei dovuto assolutamente andarmene. E hanno accettato, hanno capito».

DELUSIONE – Mikel è convinto di non essere piaciuto a Conte fin da primo incontro: «Dal primo giorno non gli sono piaciuto per qualche motivo. Dopo tutto quello che avevo fatto. Sì, non ero un Didier Drogba che segnava gol, ma sono sempre stato leale. Ho aiutato il club a vincere trofei. Ho giocato la maggior parte delle finali: Champions League, FA Cup, League Cup. Ero una parte importante della squadra, quindi essere trattato in quel modo da un allenatore che era lì da pochi minuti è stato molto deludente. Non aveva niente a che fare con la proprietà, avevo un buon rapporto con loro. Mi hanno trattato in modo equo fino alla fine».

Fonte: theathletic.com – Simon Johnson

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