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Inzaghi, l’Inter e quei… Sacchi pieni di critiche: ossessione senza opinione

Inzaghi non è un allenatore che si esalta per i complimenti e offende per le critiche ma l’ormai abitudinario commento di Sacchi sulla sua Inter può essere motivo di riflessione. Riflessione che non è mai auto-critica né costruttiva. L’ennesima puntata – purtroppo – è andata in scena

CRITICHE GRATUITE – Avere un appuntamento fisso non è sempre una buona idea. A volte sarebbe più produttivo cambiare agenda. Il caso di Arrigo Sacchi e l’Inter di Simone Inzaghi è uno di quelli da studiare. Difficile capirlo. Più facile consigliare un’alternativa. I commenti di Sacchi sull’Inter di Inzaghi sono diventati parte di un canovaccio (dis)informativo-sportivo in cui si inizia per parlare di calcio e si finisce a fare tutt’altro. Il termine più corretto per definire questa “attività” probabilmente è il seguente: stucchevole. Stucchevole per chi ascolta e legge. Forse anche umiliante proprio per chi si esprime, vista la carriera e l’età. Perché è doveroso parlare di attività richiesta e non di libertà di espressione: Sacchi non si sveglia la mattina e decide di sparare a zero sull’Inter di Inzaghi. A Sacchi viene chiesto di dire la sua sull’Inter di Inzaghi perché crea interazioni, che è diverso. Senza mai correggere il tiro dopo aver detto qualcosa di assurdo e criticabile. Dire X quando è Y. Il soggettivo che diventa oggettivo. E poi, come già successo, a Inzaghi in conferenza stampa spesso viene chiesto che ne pensa a riguardo. L’allenatore nerazzurro, però, ha già messo un punto da tempo sull’argomento: rispetto per la persona, totale disinteresse per le argomentazioni. Dove la parola “disinteresse” si può tradurre tranquillamente in questa scena: Inzaghi ignora ciò che dice Sacchi sul suo conto e soprattutto sulla sua Inter.


Come biasimarlo? In Serie A non si vedono squadre continue nelle prestazioni, capaci di esaltare un’idea di calcio tanto moderna quanto offensiva, e che sa essere vincente come l’Inter di Inzaghi nell’ultimo biennio. E la terza stagione dell’Inter di Inzaghi è appena iniziata con presupposti di qualità addirittura superiori rispetto allo storico: solo Sacchi non riesce a vederli? L’opinione è ormai diventata ossessione, ma evidente l’Inter di Inzaghi è un bersaglio facile e senza difese.

A Sacchi proprio non piace l’Inter di Inzaghi

VISIONE DISTORTA – Verrebbe da chiedersi come siamo arrivati fino a questo punto in Italia. Non tanto per la facilità di critica (per niente costruttiva) di un allenatore italiano da parte di chi dovrebbe rappresentare un esempio per tutti gli allenatori italiani. Bensì per la mancanza di contradditorio dello stesso peso mediatico. Ci fosse un alter ego di Sacchi a esprimersi positivamente su Inzaghi, che – ricordiamo – ha appena 47 anni e già 7 trofei nazionali vinti in Prima Squadra tra Lazio (3) e Inter (4) in altrettante stagioni complete da allenatore in Serie A. Niente. Forse il problema è l’Inter e non Inzaghi? Può essere ma poco cambia. Perché l’ultimo giudizio di Sacchi sull’Inter di Inzaghi è a dir poco allarmante: «Punta come sempre sulle qualità individuali dei tanti campioni a disposizione […]. Al contrario il Milan si affida di più al gioco, cerca di arrivare in porta attraverso la manovra, partendo dal presupposto mai troppo compreso in Italia che il calcio è uno sport collettivo. Sarà una sfida tra due modi diversi d’interpretare il calcio». Niente di più falso eh. Gli ultimi quattro Derby di Milano dicono 7-0 per l’Inter “individuale” di Inzaghi contro il Milan “collettivo” di Stefano Pioli, che sicuramente farebbe volentieri lo scambio complimenti di Sacchi e risultati di campo con il collega. Altro che due modi diversi d’interpretare il calcio… In fondo, alla fine ha sempre ragione chi vince: una volta è successo a Sacchi, tipo venticinque anni fa con il Milan e se ne parla ancora come se fosse oggi. Adesso tocca a Pioli ma anche a Inzaghi, che a Coverciano può insegnare calcio ai più giovani senza dover passare – erroneamente, ingiustamente e vergognosamente – per allenatore “risultatista e anti-calcio”.

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