ESCLUSIVA IN – Porto-Inter e lo scandalo biglietti: la testimonianza di chi c’era
In Porto-Inter di ieri oltre un migliaio di tifosi nerazzurri sono scandalosamente rimasti fuori dall’Estadio do Dragao, pur avendo acquistato regolare biglietto (vedi articolo). Inter-News.it ha raccolto la testimonianza di un tifoso, Alessandro Palmese, che ieri pur riuscendo a entrare ha assistito all’assurdo comportamento delle autorità portoghesi.
LO SCANDALO – Il Porto ieri ha perso in campo, venendo eliminato dall’Inter agli ottavi di Champions League, sui social (con la grafica piena di stereotipi nei giorni scorsi) e pure con la gestione di tifosi, biglietti e ordine pubblico. Una vergogna inaudita, con circa un migliaio di tifosi interisti (ma non solo, pure del Porto!) ai quali è stato impedito di entrare all’Estadio do Dragao (o è stato concesso dopo lunghissima attesa) senza effettivo motivo se non il fatto di essere italiani. Una discriminazione inaccettabile, sulla quale l’UEFA dovrà indagare a fondo. E, stando a chi c’era, si è evitata la tragedia solo per il comportamento dei tifosi dell’Inter, che hanno mantenuto la calma. Inter-News.it ha intervistato Alessandro Palmese, proveniente da Prato ma dell’Inter Club Abbiategrasso, che ieri era a Porto e ha assistito allo scandalo.
Alessandro, iniziamo dal principio: com’è avvenuta la gestione della vendita biglietti?
Il biglietto io l’ho preso tramite l’Inter Club Abbiategrasso. I club hanno avuto settemila-ottomila richieste, col settore ospiti da duemila posti. Qualcuno ha rinunciato, altri tifosi dell’Inter hanno acquistato dei biglietti – validi – tramite canali regolari come il sito ufficiale del Porto. I tagliandi non avevano nominativo, solo la busta col nome quando li abbiamo ritirati ieri. Mentre eravamo già in Portogallo sono iniziate le voci sul Porto che non avrebbe lasciato entrare chi non aveva il biglietto nel settore ospiti.
Una volta arrivati all’Estadio do Dragao cos’è successo?
Il primo problema è quello che ha coinvolto tutti i tifosi dell’Inter, quindi sia chi aveva il biglietto in settore ospiti chi tramite altri canali: lo stadio ha aperto i cancelli alle 18.30 locali, con la partita alle 20, ma non ci facevano entrare. Ci tenevano fermi su una scalinata, dove in cima ci sono i tornelli per entrare nei settori. Siamo rimasti tutti ammassati, circa duemila persone, e il cordone di Polizia faceva passare dieci-quindici persone ogni tot minuti. C’era gente con il biglietto ufficiale dei club che è riuscita a entrare a metà primo tempo, perché i controlli non scorrevano. C’erano bambini che piangevano, persone anziane e non si respirava: mi sembrava una situazione da potenziale tragedia. La Polizia in cima aveva tenuta da sommossa, che bloccava l’accesso ai tornelli, e ai tifosi dell’Inter che hanno chiesto spiegazioni è stato detto di fare reclamo sul sito del Porto.
Tu avevi il biglietto preso tramite Inter Club, quindi in settore ospiti. Che difficoltà hai avuto?
Noi che avevamo il biglietto dell’Inter Club, pur patendo questa vergogna di ordine pubblico, siamo riusciti a entrare nel settore. I primi erano all’interno dello stadio nel riscaldamento, noi al momento dell’annuncio delle formazioni. Ma un mio amico, con tagliando non in ospiti ma preso dai canali ufficiali, è rimasto fuori. La brutta sorpresa l’hanno avuta i ragazzi che, lungo tutto lo stadio, presentavano il biglietto preso attraverso altri sistemi di ticketing: erano disabilitati i tagliandi. Quando si posizionava il biglietto restava in attesa e gli steward lo rimandavano indietro: addirittura una ragazza italiana, tifosa del Porto che vive in Inghilterra, non è potuta entrare. Tutti quelli che avevano il biglietto con carta d’identità italiana non sono stati fatti entrare allo stadio, parliamo di circa mille persone.
Ti sei dato una spiegazione del perché di questo comportamento allucinante?
È stata una decisione evidentemente del Porto, che nonostante l’accordo con l’Inter di ieri (vedi articolo) ha deciso di non rispettarlo più. Io sono riuscito a entrare quasi sull’annuncio delle formazioni, dopo quasi un’ora e mezzo fermo nella scalinata. Molti tifosi, rifiutato il biglietto regolarissimo seppur da ticketing parallelo ma ufficiale, sono stati segregati da una parte con la Polizia in assetto di sommossa con casco, manganello, scudo e spray urticante. La situazione è rimasta sempre molto calma, anche perché quelli rimasti fuori erano quasi tutti famiglie, professionisti, genitori con bambini e persone molto tranquille.
Si può quindi parlare di una volontà di evitare che i tifosi italiani potessero assistere a Porto-Inter?
Quello che è sembrato ieri a tutti non è questione di capacità o meno, ma di volontà di imporre un certo tipo di dinamica. Ovvero: i tifosi italiani con biglietti non nel settore ospiti non erano ben accetti. La strategia era piuttosto chiara, al punto che persino tifosi del Porto provenienti da altri Paesi non sono riusciti a entrare. Si è cercato di evitare che sostenitori italiani, con regolare biglietto, non entrassero in settori diversi da quello ospiti.
L’UEFA ha detto che valuterà quanto avvenuto a Porto, l’Inter ha già chiesto un’indagine: che appello vuoi fare?
Ho letto ieri sera che Marotta farà un esposto all’UEFA (vedi articolo): credo sia un passo obbligato. Io sono stato fortunato, ma un mio amico è rimasto fuori: non è stata una bella serata di sport, al di là del risultato. Spero che la società non lasci che questo fatto rimanga impunito, che chi ha le responsabilità paghi e che l’Inter sia vicina alle centinaia di persone che hanno pagato senza poter vedere la partita.
Si ringraziano Alessandro Palmese per la cordialità e la disponibilità mostrata nella testimonianza. La riproduzione parziale di questa intervista esclusiva è possibile previa citazione dell’autore (Riccardo Spignesi) e della fonte (Inter-News.it) con il link al contenuto originale, come indicato nel disclaimer qui sotto.