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Lautaro Martinez: «Inter, gruppo di fratelli. Tutti nella stessa direzione!»

Lautaro Martinez si racconta ai canali della Uefa in occasione della sfida di Champions League contro l’Atletico Madrid. Il capitano dell’Inter parla del gruppo nerazzurro e di alcuni importanti momenti della propria vita privata.

GRUPPO – Dopo la sfida d’andata degli ottavi di finale di Champions League, Lautaro Martinez è pronto con la sua Inter al match di ritorno a Madrid. Così l’argentino nerazzurro in merito al gruppo di Simone Inzaghi: «La sfida di Champions League contro l’Atletico Madrid è ovviamente importante. Tutti gli obiettivi lo sono, a maggior ragione in un club come l’Inter in cui c’è un gruppo così. Un gruppo di fratelli, di amici, che vanno sempre nella stessa direzione. Chi gioca, chi non gioca, chi gioca meno. È sempre importante che tutti vadano avanti nella stessa direzione e così le cose ovviamente diventano più semplici».

Lautaro Martinez, i tatuaggi raccontano la vita

TATUAGGI – Lautaro Martinez, poi, continua addentrandosi nella sua vita privata: «I miei tatuaggi rappresentano me, la mia famiglia, la mia religione, una frase che mi caratterizza o che mi è sempre piaciuta. La prima volta è stata a quindici anni. Mia madre non era d’accordo che mi tatuassi, perché ero molto piccolo. Ho pensato di iniziare tatuandomi il nome di suo padre, mio nonno, che ovviamente è stata una dura perdita da affrontare. Noi eravamo una famiglia che ha iniziato con molto poco. I momenti difficili da bambino mi hanno costretto a crescere in fretta. Ho capito che dovevo seguire la mia strada nella vita. E a me è toccato il calcio, perché lo sognavo e perché la mia famiglia vive e respira sport».

FRASI E FASI – Lautaro Martinez racconta com’è nato il suo famoso soprannome “Il Toro”: «Quando sono arrivato al Recing, che è stato il mio primo club da professionista, un mio compagno mi ha dato il soprannome “il Toro” perché ero sempre arrabbiato e mettevo tutto me stesso in ogni duello. È così che il soprannome è nato e poi è andato avanti. La frase “Ciò che non mi uccide mi rende più forte” deriva da tutto quello che ho passato quando ero piccolo e alcuni momenti in cui sono diventato grande. È una frase in cui mi identifico ed è importante portarla con me».

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