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Torino-Inter: Inzaghi la perde due volte e il gol nel finale non deve illudere

Torino-Inter si conclude quasi in festa per l’Inter, in balìa del Torino per 90′. L’1-1 firmato da Sanchez al 93′ limita i danni al termine di una prestazione da brividi, al di là dei tentativi di recuperarla facendo saltare diversi schemi. Inzaghi si assume il rischio di una formazione iniziale senza né capo né coda e ne paga le conseguenze. Le assenze di de Vrij ma soprattutto Brozovic non devono rappresentare degli alibi. Di seguito l’analisi tattica di Torino-Inter

Pre-Game Analysis: la preparazione e le scelte di Inzaghi

FORMAZIONE – Ecco il 3-5-2 di partenza dell’Inter scelto da Inzaghi per affrontare il Torino in Serie A: Handanovic; Skriniar, A. Ranocchia, A. Bastoni; Darmian, Barella, Vecino, Calhanoglu, Perisic; Dzeko, Lautaro Martinez.

Torino-Inter formazione iniziale
Torino-Inter formazione iniziale

In-Game Analysis: lo sviluppo e la lettura della partita

HIGHLIGHTS – Nel primo tempo, Handanovic regala un corner al Torino, che al 12′ lo sfrutta benissimo grazie al pessimo posizionamento in area dei marcatori nerazzurri, così Bremer può sbucare e segnare (1-0). Nella ripresa, al 93′ Sanchez su assist di Dzeko trova il diagonale vincente, con l’aiuto del palo dopo la deviazione di Berisha, ma gran merito va dato all’intuizione di Vidal che trova il bosniaco in area (1-1).

MODIFICHE – Nell’intervallo, quindi già al 46′ sull’1-0, arriva il primo doppio cambio per Inzaghi: fuori Bastoni e Perisic, dentro Dimarco e Gosens. Staffetta mancina sia nel ruolo di terzo in difesa sia di quinto a centrocampo. Al 68′ ecco il secondo doppio cambio nerazzurro: fuori Vecino e Lautaro Martinez, dentro Vidal e Sanchez. Il numero 22 si posiziona davanti alla difesa mentre il numero 7 agisce alla sinistra di Dzeko. Infine, al 76′ quinto e ultimo cambio per l’Inter: fuori Calhanoglu, dentro Correa. L’argentino si posiziona largo a sinistra nel tridente finale, che poi non è altro che un 3-4-2-1 in cui Sanchez staziona perlopiù sul centro-destra a supporto del centravanti Dzeko (come da immagine sotto allegata, ndr).

Torino-Inter formazione finale
Torino-Inter formazione finale

Player Analysis: il singolo decisivo in Torino-Inter visto ai raggi X

PROTAGONISTA – Un punto in trasferta, soprattutto a Torino, non è da buttare ma in questo caso bisogna guardare il bicchiere mezzo vuoto e di conseguenza il peggiore in campo: Vecino. La scelta di schierarlo davanti alla difesa è tutta di Inzaghi, ma allo stesso tempo non è accettabile vederlo vagare per quasi 70′ senza avere una logica sul campo. Il voto abbondantemente negativo (vedi pagelle di Torino-Inter, ndr) non è legato solo ai suoi compiti da perno davanti alla difesa, bensì al modo in cui complica la partita ai compagni. A farne le spese è soprattutto Ranocchia (altro bocciato), che paga a caro prezzo il mancato filtro dell’uruguayano a copertura della difesa. Crollano qualitativamente anche le mezzali e gli esterni. Va bene riconoscere le difficoltà senza Brozovic in cabina di regia ma complicarsi così la vita così no. Autodistruttivo.

Post-Game Analysis: le considerazioni finali su Torino-Inter

COMMENTO – L’Inter gioca letteralmente senza centrocampo, così da subire il gioco del Torino e non avere alternative. Inzaghi schiera Vecino davanti alla difesa con il doppio “compito” di non impostare né avanzare. In pratica è come se scegliesse di giocare con un uomo in meno. Ed è il ruolo più importante per provare a limitare il 3-4-2-1 di Juric, al di là dell’assenza di Brozovic. Perso il centrocampo nella zona centrale, l’Inter fatica a reagire, perché perde anche le fasce. Pur giocando contro una squadra che non massimizza la doppia ampiezza, la fisicità granata ha la meglio sull’atletismo (ridotto…) nerazzurro. Anche per questo l’Inter preferisce il lancio lungo, già da Handanovic, anziché la costruzione dal basso. E purtroppo si denotano tutti i difetti di una manovra inconcludente. Le possibilità di colpire ci sono, soprattutto andando in campo aperto attaccando la profondità lasciata dalla linea a tre – che per l’approccio offensivo fatica a essere a cinque – del Torino, ma tutti i duelli vengono persi. In particolare quello tra Bremer e Dzeko, che deve fungere da regista alto dell’Inter. Anzi, da unico regista nerazzurro. Spalle alla porta. Lontano dall’area di rigore. Annullato dal centrale difensivo brasiliano, che trova addirittura la via del gol. Le prime sostituzioni rivitalizzano un po’ l’Inter a livello psico-fisico e tecnico dopo il pessimo primo tempo ma non tattico al punto di farle cambiare marcia. Il gol arriva in modo insperato, praticamente sul gong, sfruttando il cambio modulo finale e quindi il tridente, ma soprattutto la stanchezza del Torino ormai sicuro dei tre punti. Per questo è un gol che non deve illudere. L’Inter di Inzaghi per ripartire deve resettare tutto e tornare a dominare le partite anziché subirle malamente: basta insistere su qualcosa che non funziona, è ora di cambiare.

OSSERVAZIONE – Le scelte iniziali di Inzaghi fanno discutere già un’ora prima del fischio d’inizio. E per quanto si possa cercare di comprendere i nomi schierati (Ranocchia anziché D’Ambrosio, Darmian anziché Dumfries e Vecino anziché uno qualsiasi pescato in panchina e messo in condizioni di giocare a calcio), ciò che non si riesce a comprendere è l’idea alla base delle scelte. Dopo l’ultimo test, la certezza era Barella schierato ovunque ma non davanti alla difesa. E così è. Ma si trattava di una certezza fondata: non perdere la preziosa doppia fase di Barella da mezzala. La priorità assoluta dell’Inter a Torino è rimpiazzare Brozovic davanti alla difesa limitando i danni e, in qualsiasi gerarchia, Vecino rappresenta(va) l’ultima scelta. Anche dopo il cambio modulo. E perfino dopo l’adattamento fuori ruolo di altri calciatori, a partire dalla provocazione Perisic mezzala con Gosens esterno. Fatto questo incipit, sulla partita c’è poco da dire. L’Inter la perde malamente nel primo tempo, per via della formazione iniziale Vecino-condizionata. E la perde nuovamente nell’intervallo, quando arriva il primo doppio cambio che tocca solo le corde tecniche ma non quelle tattiche. Per iniziare a giocare serve il secondo slot, quello cileno: Vidal davanti alla difesa al posto di Vecino cambia la partita, Sanchez nel tridente la pareggia. Il tutto senza grosse manovre o qualità, ma semplicemente attraverso concretezza e lucidità. In una partita giocata male fin dal 1′, anche un lancio o un passaggio giusto fanno la differenza. Inzaghi ha parlato di punto meritato, più giusto dire che Juric torna a casa con due punti in meno: Torino-Inter è la dimostrazione che in Serie A si possono fare punti pur giocando male. Per questo è un punto d’oro, ma si tratta comunque di un altro pericoloso passo falso nerazzurro.

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