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ESCLUSIVA IN – A. Paganin: «Inter, per noi il Salisburgo fu la molla per vincere! Sì a Sanchez»

Antonio Paganin era in campo, con la maglia numero 2, nell’unico precedente ufficiale fra Salisburgo e Inter giocato in Austria: il 26 aprile 1994, nella vittoria per 0-1 nell’andata della finale di Coppa UEFA a Vienna. L’ex difensore, intervistato in esclusiva dalla nostra redazione, ricorda quella partita e giudica il momento e le scelte di formazione per stasera.

Paganin, stasera si può conquistare la qualificazione con due turni d’anticipo. Quanti vantaggi può dare?

È un grande vantaggio perché ti permette di gestire le ultime due gare. In Champions League poi ogni vittoria dà un ritorno economico alla società, quindi bisogna continuare. Avresti la possibilità di far ruotare i giocatori e dare possibilità a chi ha giocato meno, poi ci sarebbe la sensazione che aver passato un girone – non così semplice – porta autostima. Ricordiamo l’effetto boomerang dell’anno scorso cosa ha portato in questo e nel cammino europeo: ci sono tante risposte positive che sfociano nelle prestazioni.

Sanchez titolare annunciato, dopo l’andata dove si era sbloccato. È la scelta giusta?

Direi di sì, perché in questo momento Lautaro Martinez e Thuram hanno fatto tantissimo dal punto di vista offensivo. Anche se stai bene l’infortunio è dietro l’angolo: sento dire tante volte che sono abituati, però ogni partita è un rischio. Vedi la Roma, col discorso Dybala. Sarebbe un rischio enorme non far ruotare la rosa e non dare spazio a chi può essere utile. Auguriamo da interisti il massimo della salute a Lautaro Martinez e Thuram, ma possono esserci piccoli problemi o squalifiche e va usato Sanchez. Queste partite permettono di tenere tutti sulla corda e dare il minutaggio per incidere: la differenza farà chi viene chiamato di volta in volta a sopperire a infortuni o squalifiche.

Darebbe la chance a Bisseck in difesa o sceglierebbe un’altra soluzione?

Dipende molto da che cosa vuole preservare Inzaghi e da quali sono le sue idee. Uno staff di livello come quello dell’Inter non guarda solo stasera, ma anche gli impegni in campionato. È difficile entrare e fare mille supposizioni, poi magari l’allenatore ha bisogno di far giocare più o meno minuti a Darmian e Dimarco. Lui sa benissimo chi sta meglio, vedendoli tutti i giorni.

In vista della Serie A, si può dire che sia già una corsa a due fra Inter e Juventus o ancora presto?

A due direi di no, perché io reputo ancora il Milan in grado di poter alzare il livello, indipendentemente da tutto. La sconfitta in casa con l’Udinese non può decretare una crisi, abbiamo visto ieri sera cos’è in grado il Milan di fare. L’avversario più credibile sono propenso a individuarlo più nel Milan che nella Juventus, come proposta calcistica. Può sbagliare partita, ma ha l’organico e l’intelaiatura di gioco per sopperire a momenti di difficoltà: ieri sera, in Champions League, l’ha dimostrato. La Juventus non mi convince: so che è politica di Allegri ottenere il massimo col minimo sforzo, però abbiamo visto negli ultimi anni che chi ha espresso il calcio migliore ha vinto. Difficilmente chi non ha giocato bene ha poi vinto il campionato: per vincerlo tendo a dire che serva una fluidità di manovra e un gioco che ti permetta di superare momenti di difficoltà.

26 aprile 1994, non a Salisburgo ma a Vienna e contro la “vecchia” società, finale d’andata di Coppa UEFA: Paganin in campo, vittoria per 0-1.

Fu una sfida anomala, perché era strano trovare una squadra austriaca in finale. Il Salisburgo nel suo percorso aveva fatto bene, per me era la prima volta al Prater ed ero curioso di vedere uno stadio di cui avevo sentito tanto parlare. La presenza interista era massiccia, anche già nel pregara nelle vie di Vienna sentivamo la vicinanza dei tifosi. Fu la molla, in una stagione non con tante soddisfazioni, che elevò il nostro orgoglio e la nostra volontà di vincere il trofeo.

Ora il Salisburgo è molto diverso da quella squadra che sfidò la sua Inter, non solo per la proprietà.

Adesso, con la Red Bull, ha una dimensione molto differente. La sua politica è investire sui giovani e cederli a squadre più blasonate reinvestendo su altri giovani. A quei tempi una squadra austriaca era strano trovarla in finale, la Coppa UEFA era quasi come una Champions League e ci giocavano le seconde dei campionati: trovavi il Borussia Dortmund, come capitò a noi nei quarti. Però in finale non fai molta attenzione alla nazione: cerchi di vincere e basta.

Si ringrazia Antonio Paganin per la cordialità e la disponibilità mostrata nell’intervista. La riproduzione parziale di questa intervista esclusiva è possibile previa citazione dell’autore (Riccardo Spignesi) e della fonte (Inter-News.it) con il link al contenuto originale, come indicato nel disclaimer qui sotto.

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