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Zanetti svela: «Madrid, la notte prima quasi a fuoco con Cordoba!»

Dopo aver parlato della sua vita in nerazzurro e dei vari allenatori, Zanetti ricorda l’infortunio, nonché l’anno del Triplete dell’Inter. In particolare c’è un aneddoto con Ivan Ramiro Cordoba quasi tragicomico. Sempre in PoretCast, programma di Giacomo Poretti

INFORTUNIOZanetti ricorda l’infortunio di Palermo: «Madre natura mi ha fatto giocare quasi a 41 non avevo praticamente nessuno infortunio, tranne quello a 39 anni, quando a Palermo mi ruppi il tendine d’Achille. Tutti pensavano potesse essere la fine della mia carriera, io lo capii subito che era qualcosa di grave. Ma quando entrò il dottore, io già pensavo a quando operarmi e quando rientrare. Non potevo smettere così, dovevo regalarmi un altro anno di carriera per lasciare davanti ai miei tifosi. Io sono sempre molto ottimista, dopo l’intervento avevo il gesso e con l’altra gamba facevo forza perché volevo tornare bene. Mi sono regalato un’altra stagione».

2010 − L’Inter del Triplete, parla Zanetti: «Mourinho è stato un allenatore che ci ha portato a credere che potevo vincere anche in Europa, ci ha portato oltre le nostre possibilità, ma non a parole, con i fatti. C’era una convinzione da parte di tutti, che era la strada giusta. Noi ci sentivamo imbattibili, per perdere la partita gli altri dovevano fare cose straordinarie. Avevamo una grande sicurezza, grazie al condottiero Mourinho. Lui era molto alla mano, molto comprensivo, sapeva ascoltare e trattata tutti in maniera uguale. Giocava chi meritava, era ed è un leader nato. Siamo tutti importanti, ma nessuno è più importante del gruppo, chi va per conto suo difficilmente riesce a vincere».

DUE TAPPE − Poi Zanetti ricorda le partite scudetto e Champions League: «Siena-Inter? Una tensione negli ultimi minuti… In quella partita lì facciamo gol, mancano 4 minute con Rosi, il terzino romanista, che fa un cross. Ci siamo guardati, Maicon era diventato bianco e Julio Cesar tirò un sospiro di sollievo. Poi anche la semifinale di ritorno col Barcellona, ancora la rivedo. Una partita eterna, non finiva più. Quando ci fanno gol, mancavano ancora 7′ più recupero. Non finiva più, quando finì una liberazione totale. La finale di Madrid? La notte prima con Cordoba accendemmo un cero per Santa Rita dentro la stanza con Cordoba. Il problema è che si addormentammo tutti e due, quasi prendevamo fuoco (ride, ndr). Madrid fu incredibile, quanti tifosi dell’Inter! Quando alzo la coppa non ero io, ero spettinato… Fu troppo bello quel momento lì, poi Milano piena di interisti. Solo l’Inter è così!»

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