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Zanetti: «Io all’Inter come Bochini all’Independiente. Mourinho…»

Javier Zanetti si racconta sulla sua vita calcistica e sull’Inter. In particolare ricorda il suo idolo argentino e i rapporti con i vari allenatori. Mourinho top

ORIGINIZanetti a PoretCast del comico Giacomo Poretti, il Giacomo del noto trio Aldo, Giovanni e Giacomo, parla delle sue origini: «Io tifavo Independiente e mi facevo le telecronache di quello che vedevo con gli amici. Quell’epoca lì è stata bellissima. Ero piccolissimo quando iniziai a giocare, mi ricordo che mio papà con i vicini costruirono un campetto. Sabato e domenica eravamo tutta la giornata lì, mia mamma prepara i dolcetti e mio papà veniva col mate a vedere le partite. Bellissima epoca. El Tractor? Mi è piaciuto sempre portare il pallone. Mio idolo era Bochini, che era il numero 10 dell’Independiente. Ha fatto quello che ho fatto io nell’Inter, ha fatto tutta la carriera nell’Independiente».

RAPPORTOZanetti e il suo arrivo in Italia: «La mia prima partita dell’Inter a Varese ricordo che non la passi a nessuno. I tifosi erano felicissimi, mentre i miei compagni dopo la partita erano tutti arrabbiati. Il calcio italiano, lì mi accorsi, che era diverso da quello argentino. A noi lì piace portare la palla, in Italia e all’Inter non avevi il tempo. Primo allenatore fu Ottavio Bianchi e mi disse dovevo preferivo giocare. Gli dissi a destra. Alla prima parte giocai io a destra e Roberto Carlos a sinistra. Che emozione! Lì è iniziata la mia storia dell’Inter, la prima delle 858 partite complessive».

GRANDI FIGUREZanetti su Simoni e Mourinho: «Nel 1999 abbiamo cambiato 4 allenatori, però, è stata un’annata complicata e difficile. All’Inter sei obbligata ad essere protagonista, il presidente Moratti investiva tanto ma non riuscivamo a vincere. Il tempo ha risarcito questa cosa. Ho avuto grandi rapporti con tutti, Gigi Simone fu un papà per noi. C’era un bellissimo ambiente. Hodgson era bravissimo, ma ho sbagliato con lui quando una volta mi sostituì in finale di Coppa Uefa a San Siro, la mia prima finale. Non capii il senso, entrò Berti che era rigorista. Parlare di Mourinho è parlare di una persona dalle grandi capacità, dal grande carisma, un vincente. Ricordo la prima chiamata con lui, ero a Fiumicino. Mi chiama e mi dice sarà il mio capitano e si scusava per il suo italiano. Aveva un italiano perfetto, personaggio di altra categoria».

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