Coco: «Inter, una stupidaggine. Non mi hanno mai perdonato nulla»

Francesco Coco, ex giocatore di Milan, Barcellona e Inter, ha rilasciato un’intervista a SoFoot.com. Tra i tanti temi toccati anche il passaggio in nerazzurro.
DERBY – Francesco Coco, ex difensore di Milan e Inter, nel corso di un’intervista rilasciata a SoFoot.com ha ripercorso i tanti momenti della sua carriera divisa tra Milano e Barcellona oltre a qualche sprazzo con le maglie di Vicenza, Torino e Livorno. Tra i tanti temi toccati, l’ex calciatore ha ricordato il trasferimento all’Inter da milanista doc: «Dovevo andare all’Inter, Carlo Ancelotti mi chiama e mi dice di restare. Gli dico: ‘solo se viene Adriano Galliani e me lo chiede in ginocchio’. Ovviamente non l’ha fatto e quindi ho accettato l’Inter. Massimo Moratti e Gabriele Oriali mi chiamarono per un anno per convincermi. Volevo tornare al Milan, perché il campionato italiano a quel tempo era ancora il migliore, e mi mancava. Sono arrivato all’Inter che aveva appena preso Fabio Cannavaro, Hernan Crespo: un ottimo mercato. Nella mia testa pensavo: ‘Vado all’Inter, vinco e prendo a calci Galliani’».
EX – Coco, nel corso dell’intervista, ha raccontato della prima presenza in nerazzurro dopo l’avventura con il Milan: «Arriva la prima partita di campionato: Inter-Torino, la prima gara a San Siro. Davanti a me Alvaro Recoba fa uno contro uno fingendo di andare in profondità per tornare verso di me. Vedo un giocatore che mi pressa e quindi mando una palla lunga in avanti. Lì sento un enorme: “Milanista di merda” dai miei stessi fan. L’ho sentito così forte, un po’ come quando senti arrivare la metropolitana. Ahi, ahi, ahi… Ecco, sai che hai fatto davvero una stupidaggine firmando per questa squadra qui. Nella storia tanti giocatori hanno giocato nel Milan e nell’Inter, ma non avevano davvero un’identità. Non erano legati né all’una né all’altra».
MILANISTA – Coco ha poi continuato così: «Ero come Alessandro Costacurta e Paolo Maldini, un milanista cresciuto a Milanello. Quindi è stato complicato, perché non mi hanno mai perdonato nulla. Ma era comprensibile, anzi lo preferisco. Sostenere un club è questo. Questo è ciò che rende il calcio diverso. L’atmosfera che si respira in uno stadio, la passione, la rivalità popolare. Un giorno sono andato a vedere la NBA… Beh, posso dirvi che il rischio di addormentarsi durante la partita è concreto».
Fonte: So Foot – Andrea Chazy