Bonolis: «Scudetto Inter? Logica trapattoniana. Su Allegri un appunto!»
Paolo Bonolis parla a lungo della sua Inter, per poi soffermarsi anche sull’obiettivo scudetto e sul comportamento dell’avversario Massimiliano Allegri.
MATEMATICA – Paolo Bonolis, intervenuto sul canale Youtube di Gian Luca Rossi, dichiara: «Se sto pensando alla data in cui l’Inter potrebbe festeggiare lo scudetto? Io festeggio ogni volta che c’è una cosa acquisita. Fino a che non è acquisita tendo a non festeggiare. Mio figlio gioca a calcio e mi dice: “Papà la partita di oggi è facile”. Io gli rispondo che non lo è e e che prima la deve giocare. Ci sono delle cose che vanno sempre prese in considerazione. Niente è acquisito finché non ce l’hai nelle mani. È una logica un po’ trapattoniana: “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”, insomma. Quante volte siamo partiti con “È fatta” e ci poi siamo ritrovati con un pugno di mosche in mano. Poi quando la matematica ti dice che hai vinto a quel punto si fa quello che si vuole. Si festeggia, si spernacchia e si fa quello che si crede».
Bonolis su l’Allegri anti-Inter
CIRCOSTANTE – Paolo Bonolis, poi, dice la sua anche sull’allenatore della Juventus, finora diretta avversaria dell’Inter, che nelle ultime settimane ha fatto discutere con le sue dichiarazioni: «Io non conosco Massimiliano Allegri, l’ho sempre considerato un ottimo allenatore, ha allenato buone squadre e lo ha fatto vincendo parecchio. Attualmente sta parlando dicendo cose in funzione delle circostanze in cui si trova. È giusto che giustifichi quell’atteggiamento con la situazione che sta vivendo la squadra, che per altro è ottima visto che la Juventus è seconda in classifica. L’unica volta che non mi è piaciuto Allegri fu in semifinale di Coppa Italia quando poi rientrando negli spogliatoi ululò peste e corna nei confronti dell’Inter. Però ci sta che talvolta nella vita tutti quanti si possa perdere un po’ la testa. Non mi permetto di esprimere dei giudizi sulla persona, su come parla e su cosa dice. Penso che quello che stia dicendo ora sia figlio di una circostanza, a difesa del lavoro che ha fatto e tutti quanti facciamo così».