Analisi tatticaPrimo Piano

Inter-Sampdoria: Conte senza Lukaku manda 2 segnali, i gregari fanno il resto

L’Inter non molla un centimetro nemmeno con le seconde linee. Il tabellino di San Siro dice 5-1 grazie ai gol di Gagliardini, Sanchez (doppietta), Pinamonti e Lautaro Martinez (su rigore). Un’ottima prestazione, figlia anche della tranquillità di aver già cucito lo scudetto sul petto. Comunque lavoro enorme da parte di Conte in preparazione e lettura, anche nelle precise scelte per le staffette. Ecco l’analisi tattica di Inter-Sampdoria

PRESENTAZIONE PRE-PARTITA

FORMAZIONE – Ecco l’undici di partenza scelto da Conte per affrontare la Sampdoria in Serie A: Handanovic; D’Ambrosio, Ranocchia, Bastoni; Hakimi, Vecino, Eriksen, Gagliardini, Young; Lautaro Martinez, Sanchez.

Inter-Sampdoria la formazione ufficiale
Inter-Sampdoria la formazione iniziale

MODULO – Conte non tocca il 3-5-2 iniziale ma rivoluziona l’Inter nei singoli, confermando solo un titolare per ruolo. Cambiano le caratteristiche degli uomini-chiave per la manovra.

RESOCONTO PARTITA

PRIMO TEMPO – Inizio subito in discesa per l’Inter. Al 4′ Gagliardini in scivolata mette in rete l’assist di Young da sinistra, in un rapidissimo contropiede magistrale iniziato da un recupero palla di Vecino. La prestazione è dominante soprattutto sul centro-destra, per rapidità e qualità nella manovra. La linea mediana è particolarmente attiva, ruotando intorno al regista basso Eriksen, che si sposta tanto a destra quanto a sinistra così come le mezzali. Al 26′ Sanchez è bravo a piazzare il pallone alle spalle di Audero sull’ottimo suggerimento di Gagliardini, che allarga sulla destra dopo una fuga solitaria per vie centrali. Un’Inter così rilassata ovviamente non si è mai vista in stagione e ne giova la qualità del gioco. Peccato che al 35′ la coppia degli ex Candreva-Keita Baldé si ripeta dopo quanto fatto all’andata, segnando al termine di un’azione rocambolesca, che vede l’assegnazione del gol all’attaccante dopo il “no goal” sulla conclusione del centrocampista. Poi al 36′ Sanchez raddoppia al volo con una conclusione chirurgica di prima su cross di Hakimi dalla destra. C’è poco da aggiungere dal punto di vista tecnico-tattico, perché l’Inter di Conte insiste sulle giocate in velocità a pieno organico. Il primo tempo termina 3-1: lo scudetto già cucito virtualmente sul petto stravolge positivamente l’approccio alla partita.

SECONDO TEMPO – La ripresa si apre con il primo (storico) cambio di Conte: fuori il capitano Handanovic, in porta debutta Radu. Non cambia il canovaccio, perché è l’Inter a fare la partita. Non cala l’intensità, quasi a sorpresa. Al 56′ doppio cambio per l’Inter: fuori Eriksen e Sanchez, dentro Brozovic e Pinamonti. Staffetta in regia e in area di rigore. Nessun esperimento per Conte ma è ovvio che, facendo uscire gli unici registi in campo, cambi obbligatoriamente il tipo di impostazione. Al 61′ quarto cambio per l’Inter: fuori Gagliardini, dentro Barella. E l’ingresso del centrocampista numero 23 è subito decisivo: assist di Barella per il gol di Pinamonti, che firma subito il suo primo gol stagionale, stoppando e bucando Audero in uscita. Al 70′ Lautaro Martinez è perfetto su rigore, assegnato dal VAR per fallo di mano su tiro di Barella. Infine, al 73′ quinto e ultimo cambio per Conte: fuori Lautaro Martinez, dentro Sensi. L’Inter conclude la partita con il 3-4-2-1, con il numero 12 e Vecino più alti rispetto al quartetto in mediana (come da immagine sotto allegata, ndr). Questo l’unico vero esperimento di Conte, che fa ruotare e scivolare i mediani per creare maggiore densità tra centrocampo e attacco. Il secondo tempo termina 5-1: partita a senso unico, nella festa generale stona solo il gol “regalato” senza motivo.

Inter-Sampdoria la formazione finale
Inter-Sampdoria la formazione finale

CONSIDERAZIONI POST-PARTITA

PROTAGONISTA – Sarebbe più facile dire Gagliardini ma è giusto evidenziare anche la prestazione del compagno di merende ritrovato: Vecino. Il centrocampista uruguayano torna dal 1′ e gioca 90′ esatti. Già questa è una notizia. Lo scudetto dell’Inter dopo undici anni, Vecino dopo undici mesi: potrebbe essere così. Tanto lavoro da mezzala, meno da trequartista. Più interditore che rifinitore. Si inserisce quando serve e non fa confusione palla al piede. Sembra un giocatore nuovo e non solo perché è la vera novità interista di fine stagione. Restaurato.

COMMENTO – Conte in Inter-Sampdoria riesce nell’impresa di fare un (piccolo) capolavoro nel (grande) capolavoro. E lo fa rispondendo con i fatti agli ultimi attacchi mediatici ricevuti: rinuncia all’Inter Lukaku-dipendente per dimostrare che è possibile stravincere anche senza il centravanti belga. Perché è il collettivo a funzionare alla perfezione. Tralasciando il fatto che anche la Sampdoria sia mentalmente in vacanza, l’Inter scende in campo per giocare in un modo ben preciso. Come sempre ma senza i suoi punti di riferimento. Manca tutto l’asse centrale (de Vrij-Brozovic-Lukaku), il gioco deve passare dai piedi di Eriksen e Sanchez ma soprattutto dai polmoni dei gregari che ruotano attorno a loro. Ed è in questo che si vede la mano dell’allenatore: per un weekend i gregari smettono di essere tali e prendono in mano l’Inter. La prestazione del duo Vecino-Gagliardini è da incorniciare. Non c’entrano nulla con la “mezzala contiana” eppure fanno tutto in maniera egregia. Non serve andare oltre, perché la partita non può essere considerata probante, quindi è giusto limitarsi a sottolineare due concetti. Che sono i messaggi lanciati da Conte ai critici. Il primo: l’Inter 2019/20 con Hakimi sulla destra al posto di Candreva è squadra da Scudetto. E si è visto benissimo, perché la manovra che pende verso la fascia dell’esterno marocchino è uno spettacolo. Il secondo: la squadra di Conte non ha primedonne stellari, è il collettivo che permette di raggiungere gli obiettivi. I titolarissimi per lo Scudetto, le seconde linee per il risultato. Perché un 5-1 così imponente non deve essere sottovalutato. Tutto qui, il resto è sotto gli occhi di tutti. Mancano altre tre partite, di cui due oggettivamente più complicate (Roma mercoledì e soprattutto Juventus sabato… a Torino), e c’è spazio per divertirsi ancora e vedere qualcosa di interessante. Se Conte prepara anche le partite “inutili” in maniera esemplare, leggendole altrettanto bene, si può parlare di spettacolo. Buona la quattordicesima consecutiva in casa: questa di Conte è un’Inter che avrebbe meritato il pienone a San Siro. Sperando che possa esserlo anche nel 2022, confermando in blocco questo gruppo.

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