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Lautaro Martinez nell’Inter ha un problema di testa prima che di mercato

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Lautaro Martinez è una delle sorprese della stagione dell’Inter, ma negli ultimi mesi il suo rendimento è calato. Guardando i suoi numeri si può intuire che al ragazzo serva fiducia.

PARTENZA SUPER, POI STOP – Lautaro Martinez in questa stagione si è decisamente preso le luci dei riflettori. Prima con le sue prestazioni in campo e i suoi numeri. Nessuno si aspettava che il numero 10 alzasse così tanto il livello del suo gioco in così poco tempo. Si è imposto da titolare, ha convinto Conte e ha formato con Lukaku una coppia che per mesi ha trascinato l’intera squadra producendo gol, ma soprattutto risultando centrale nella manovra. Il Toro e Big Rom sono stati, appunto, il centro dell’Inter, il punto di riferimento assoluto. Una crescita tecnica, tattica e fisica impressionante. Poi però qualcosa si è inceppato. Per coincidenza quando sul numero 10 si sono accesi gli altri riflettori, quelli del mercato.

SIRENE CATALANE – Voci di mercato con una destinazione precisa, Barcellona. Che il club voglia Lautaro come nuovo centravanti ormai lo sanno anche i muri. In Catalogna ne parlano ogni settimana se non ogni giorno praticamente da 6 mesi. Si sono lette le offerte più disparate, persino improbabili, e sull’argomento si sono espressi circa tutti, dall’allenatore a Messi. Dicevamo che in coincidenza con l’inizio di questo fastidioso tam tam il suo rendimento è calato. In parte era fisiologico sia per le tante partite senza riposo che per la giovane età. Che non va dimenticata: Martinez è un classe 1997 al suo secondo anno in Europa. Degli alti e bassi soprattutto per gli attaccati capitano. Ma è stato lui ad alzare alle stelle l’asticella delle aspettative con un inizio di stagione fenomenale e ora ne paga lo scotto. Ad oggi Lautaro non segna dal 26 gennaio, data di Inter-Cagliari. Un dato ovviamente gonfiato dai mesi di stop per il Coronavirus, certo. Ma comunque parliamo di due gare di campionato (Lazio e Juventus), due di Coppa Italia (andata e ritorno col Napoli) e una di Europa League (l’andata col Ludogorets). Nulla di drammatico, più che altro un campanello di allarme per un attaccante da 16 reti nei mesi precedenti. Ma più che parlare di distrazioni di mercato si può cercare altro. E andando a vedere le sue statistiche possiamo trovare un fatto curioso.

GOL SÌ MA SUBITO – Lautaro ha bisogno di segnare. Subito, tipo entro i primi 30 minuti. Se succede il suo rendimento si impenna. Prende confidenza, gioca sciolto, libero di testa con e per i compagni, si fa vedere. Ha impatto in entrambe le fasi. E magari segna ancora (sono tre le doppiette in stagione). Nelle 13 partite in cui ha segnato, solo in una il gol è arrivato a partita avanzata e senza che avesse segnato in precedenza. A Napoli in campionato, il gol del 3-1 finale al minuto 62. Un dato appunto curioso, che si può interpretare come un puro capriccio del caso. Oppure può nascondere una lettura sul giocatore. Il Toro è un attaccante giovane. Un giocatore giovane. E ha bisogno di confidenza. Conte non gliel’ha mai fatta mancare, ma segnare subito gli dà un’evidente carica extra, che lo porta ad alzare il suo rendimento. Quando non trova il gol in fretta per contro sembra come “deprimersi”. Fatica a restare mentalmente in partita, pasticcia di più, affretta le scelte, diventa più egoista. Così facendo si attorciglia in una sorta di spirale negativa che lo ingabbia sempre di più. Più cerca questo benedetto sfogo del gol meno lo trova. Dottor Lautaro e Mister Martinez, all’incirca.

CRESCITA MENTALE – Ecco, Lautaro per crescere ancora come giocatore deve migliorare questo aspetto, che è puramente mentale. Non si può pretendere il gol immediato ogni volta. Il Toro deve imparare a leggere la partita, aspettarla, capire come cercare i gol nelle pieghe del tempo senza finire vittima dell’ansia. Che in questo momento viene aggravata dai mesi senza gonfiare la rete. E forse, in fondo, anche dalle conseguenze delle voci di mercato. Da questo punto di vista deve ancora maturare e dimostra di essere ancora un giocatore giovane. Mai come ora per uscire dalla spirale insomma gli serve fare il suo mestiere. Vale a dire segnare. Magari entro i primi 30 minuti.

Pubblicato da
Giulio Di Cienzo

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