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Ancelotti: “Coronavirus, calcio conta poco! In Inghilterra non hanno capito”

Carlo Ancelotti, ex allenatore tra le altre di Milan e Real Madrid, oggi dell’Everton, parla inevitabilmente dell’emergenza Coronavirus (Covid-19) soprattutto dopo lo stop della Premier League (vedi articolo), e invita a tutti a rispettare le direttive. 

CORONAVIRUSCarlo Ancelotti dall’Inghilterra parla dell’emergenza Coronavirus (Covid-19) e dello stop della Premier League, tenendo in considerazione la situazione legata al suo giocatore, André Gomes, centrocampista dell’Everon che ha mostrato i segni del virus: «Everton in isolamento per Coronavirus? Non è proprio così. Non siamo in isolamento, ma sono scattate le misure di prevenzione del caso di fronte alla situazione sanitaria di un calciatore. Il giocatore ora sta meglio, la febbre è calata e questa è la cosa più importante. Stop Premier League? Era ora. È stata una decisione giusta e corretta di fronte allo scenario di queste ultime ore. Non si poteva andare avanti. La salute è la priorità. Per tutti: squadre, tifosi, media, lavoratori impegnati nel calcio. Noi, in teoria, dovremmo rimetterci al lavoro il 22 marzo, ma se la situazione generale dovesse peggiorare, come si può pensare alla ripresa del lavoro? Non conteranno le esigenze del calcio, ma la salute delle persone. Se ancora il Coronavirus sarà in piena esplosione, il calcio non potrà ripartire. Io ho paura? In questo momento non riesco a scindere Carlo Ancelotti dal resto del mondo: penso a me stesso e penso agli altri. Il conto dei morti in Italia è terribile. Ogni sera leggiamo un bollettino di guerra».

OGGI IL CALCIO CONTA POCO – Per Carlo Ancelotti in questo momento il calcio e lo sport in generale conta poco: «Come finirà la stagione? Con estrema sincerità, l’argomento non mi interessa. Il calcio, di fronte alla vita e alla salute, va messo da parte. In queste ore per me il calcio conta zero e mi dà quasi fastidio parlarne, di fronte alla tragedia alla quale stiamo assistendo. Ci troviamo a fare i conti con una pandemia, una situazione che nessuno di noi aveva mai vissuto fino ad oggi. Il bollettino dei morti dell’Italia è terribile. In un giorno sono scomparse altre duecentocinquanta persone. La priorità è concentrarsi su questa lotta, tutto il resto non conta».

IN ITALIA– Poi Ancelotti parla della situazione in Italia: «L’Italia è stata costretta a capire che, in questo momento, basta con le cazzate e con le leggerezze. Bisogna rispettare le direttive e ascoltare chi ha la competenza per emanare delle regole. Ci sono ordini ben precisi e vanno eseguiti. Bisogna rispettare se stessi, gli altri e le persone che sono al fronte in questa guerra. Provo profondo rispetto e ammirazione per medici, infermieri, volontari – poi manda un messaggio – Rispettate le direttive, rispettiamo noi stessi e gli altri, rispettiamo chi sta lottando al fronte in questa battaglia».

LA CRITICA – Carlo Ancelotti smuove una critica per la gestione del Coronavirus in Inghilterra: «Ho seguito in televisione con attenzione la conferenza stampa del premier britannico. Mi pare che quassù non si siano ancora resi conto della gravità della situazione. La vita continua a scorrere con una certa regolarità. Eppure ho letto le dichiarazioni di uno dei consiglieri scientifici di Johnson, Patrick Vallance, secondo il quale il sessanta per cento dei britannici nel contrarre il Coronavirus svilupperà l’immunità di gregge».

MOURINHO E LA PREMIER LEAGUE – Carlo Ancelotti conclude parlando della Premier League e di alcuni tecnici che allenano in quel campionato – e non solo -, come per esempio l’ex Inter José Mourinho: «José è un personaggio di spessore, uno sincero. È così come lo vedi. Guardiola, con lui si scambiamo impressioni di calcio. Massimiliano Allegri, un uomo concreto e corretto. Tra noi c’è sintonia perché sappiamo quali siano le difficoltà del mestiere e la solitudine in cui ti trovi quando devi compiere scelte particolari, o vivi momenti difficili. Il campionato è più competitivo rispetto allora. A parte la cavalcata solitaria del Liverpool, c’è equilibrio tra le grandi, mentre è aumentato il livello della fascia-media. Squadre come Wolverhampton e Sheffield United sono realtà interessanti. Ci sono nuovi talenti: penso a Rice, Richarlison e Grealish».

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