Inter in equilibrio dentro la follia. Milan fulminato in un derby pazzesco
L’Inter di Conte nasconde ancora un nocciolo di follia dentro la sua corazza pragmatica. Lukaku e soci accartocciano il Milan in meno di un tempo. I rossoneri si affidano alla voglia di rivalsa di Ibrahimovic. Ma anche il gigante svedese è costretto a capitolare. Apoteosi dei nerazzurri, perfettamente a loro agio in assenza di raziocinio. Riviviamola
EQUILIBRIO DENTRO LA FOLLIA – Antonio Conte stava cercando di strappare all’Inter il suo cuore pulsante. Ma la follia ha trionfato per l’ennesima volta, in un derby in cui Zlatan Ibrahimovic sembrava un fantasma di ritorno dal passato. Lo svedese, nel primo tempo, era come un titano tra i giganti della difesa nerazzurra. I suoi guizzi trovavano puntuale sviluppo saltando in sella al treno Theo Hernandez: moto perenne e perpetuo impossibile da arginare. Hakan Calhanoglu spadroneggiava sulla trequarti dialogando sul velluto col colosso svedese. Il grande ex incuteva timore vincendo tutti i duelli fra le nuvole. Le incertezze di Daniele Padelli hanno fatto il resto. I nerazzurri sembravano al tappeto, schiacciati da un destino che poteva sembrare già scritto. Poi, un lampo, letteralmente. Marcelo Brozovic scaraventa in fondo al sacco la potenza energica di un campanile aereo: l’impatto col suolo, e col derby, è fragoroso. La centrale rossonera va in cortocircuito irreversibile. Da quel momento, l’Inter prende campo, mentre il Milan indietreggia con rapidità.
MAI DOMI – Diego Godin, fino a quel momento non esattamente impenetrabile, imbuca per Alexis Sanchez, suggerimento a rimorchio per Matias Vecino e pallone in fondo al sacco. Attimi di esitazione: c’è l’ombra del VAR a soffocare gli entusiasmi. Ma ha segnato Vecino, uno che coi copioni già scritti ha sempre riso e scherzato, dunque il gol è valido. L’Inter si rimette in partita, senza sapere esattamente come. Ma poco importa: cinquanta minuti di ottimo Milan vengono spazzati via. In un lampo. Conte urla, sbraita, macina chilometri lungo l’area tecnica. Riprende quota anche la prestazione di alcuni elementi: Nicolò Barella su tutti. Questa Inter ha ribaltato gli equilibri psicologici di un match elettrizzante. L’ultimo vagito di follia ha paternità olandese: il giusto premio, per una sceneggiatura tutt’altro che scontata, va a Stefan de Vrij. L’angolo a uscire di Antonio Candreva è vicino al primo rimbalzo, difficile girare un pallone simile verso la porta. Ma lo sviluppo precedente della trama non ha lesinato colpi di scena, anche da parte di calciatori (come lo stesso de Vrij) che fanno dell’ordine e della pulizia un dogma professionale. L’ex Lazio si accartoccia, colpisce il pallone generando una parabola arcuata che, come nelle fiabe più avvincenti, termina nell’angolino più alto. Tra gli sguardi di chi, come Ante Rebic e lo stesso Ibrahimovic, aveva inferto le prime pugnalate all’agonizzante fiera nerazzurra.
AL CENTRO DEL VILLAGGIO – La Beneamata sembra un fiume in piena. Christian Eriksen spara un siluro da fiato sospeso: incrocio dei pali e urla strozzate in gola. Che bel biglietto da visita sarebbe stato! Nel frattempo Barella è tornato a pattinare tra i corridoi di una difesa rossonera allo sbando. L’ex Cagliari si presenta al cospetto di Gianluigi Donnarumma, ma le forze gli vengono meno e riesce soltanto ad accarezzare il pallone tra le braccia del portiere. Ibrahimovic ha un ultimo sussulto: cross al bacio di Lucas Paquetá e il carro armato svedese incoccia in pieno il legno, travolgendo qualunque cosa si fosse trovata sul suo passaggio. Milan Skriniar compreso. L’Inter teme una beffa nella partita dentro la partita, e allora c’è bisogno del colpo di grazia. Lo apparecchia Victor Moses, che si libera con disinvoltura sull’out di destra. Lo libera uno stoico Vecino, che a far pendere gli aghi delle bilance ormai ci ha preso gusto. La canna della pistola è già pronta sulla tempia di un Milan esangue. Il grilletto lo preme Romelu Lukaku. Il belga svetta in area di rigore e buca per la quarta volta, in meno di un tempo, il povero Donnarumma. Apoteosi nerazzurra. L’ex United avvolge la bandierina con la sua maglia numero nove, la bacia e la alza al vento. “Abbiamo vinto”, griderà in un copione immaginato. L’Inter ha vinto, la bandiera nerazzurra sventola fiera. La chiesa è per il quarto anno consecutivo al centro del villaggio.