Bucciantini: «Inter, capolavoro societario! Zhang? Poteva finire peggio!»

Nel giorno in cui l’Inter compie un nuovo passo verso la consolidazione del nuovo progetto societario Oaktree, Marco Bucciantini torna sull’operato del Presidente Steven Zhang.
GESTIONE STRAORDINARIA – Nel corso della trasmissione radiofonica “Microfono Aperto”, Marco Bucciantini dichiara sulla situazione societaria dell’Inter: «Steven Zhang ha comunque portato all’Inter scudetti, una finale di Champions League. Penso sia nell’interesse delle nuova proprietà la continuità manageriale di una società che grazie a quei manager è riuscita a barcamenarsi con quel grande debito, portando avanti una gestione ordinaria annuale con attenzioni ai costi. Allo stesso tempo a migliorare la squadra, a mantenerla sempre competitiva. Chiaro che i problemi di Zhang nascono tutti in Cina, però è una situazione un po’ particolare. Ha dei debiti sparsi nel mondo e in Cina gli hanno tolto operatività proprio per queste inadempienze».
Inter, dalla fine un nuovo inizio: il passaggio Zhang-Oaktree
LA FINE – Marco Bucciantini ripercorre la fine del matrimonio fra Zhang e l’Inter: «La vicenda è finita come finisce quando un debitore non risana il suo debito. Di solito nelle cronache nere si dice anche peggio. Qui è finita come finisce in una società civile: metti un bene e quel bene viene escusso nel momento in cui non riesci a saldare quel debito. L’importante per l’Inter in questo momento è la continuità aziendale e capire cosa vuol fare Oaktree nei prossimi anni. Se tenerla, se piano piano metterla sul mercato, se cercare i soci. Io penso che a livello societario l’Inter abbia spremuto e abbia fatto un capolavoro perché non è mai facile muoversi con una società così bloccata».
RAPPORTI – L’Inter non è l’unico club ad essere fra le mani di un fondo straniero e Marco Bucciantini lo evidenzia su Radio Sportiva: «Però bisogna uscire dall’eccesso di lode e critica e bisogna ragionare su come sono clamorosamente cambiate le società nel calcio negli ultimi venti anni. Il rapporto diretto proprietà-spogliatoio è rimasto molto rarefatto. Ci sono delle squadre che non sanno neanche chi è il proprietario, dove ci sono fondi di investimento».