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De Vrij e Dzeko, avanti con l’Inter? Un segnale chiaro sui piani di mercato

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Stefan de Vrij e Edin Dzeko sono vicini a rinnovare il contratto con l’Inter, in scadenza il prossimo 30 giugno. Un segnale chiaro della dirigenza nerazzurra sui piani futuri di mercato.

RINNOVI VICINI – Si avvicina il rinnovo del contratto per due giocatori dell’Inter. Parliamo di Stefan de Vrij e di Edin Dzeko, entrambi in scadenza il prossimo giugno. Con ogni probabilità il difensore firmerà un prolungamento biennale, mantenendo lo stesso stipendio attuale (poco meno di 4 milioni annui). L’attaccante invece allungherà il suo rapporto con l’Inter di un anno, con leggera riduzione dell’ingaggio (da 5,5 a 5 milioni all’anno). Una scelta conservativa, comprensibile per un unico esclusivo motivo. Ma che porta con sé un chiaro limite.

QUARTO VIOLINO – Scegliere di rinnovare de Vrij è una scelta che punta a non smantellare la difesa dell’Inter. Che nei prossimi mesi perderà sicuramente Milan Skriniar, già promessosi al PSG. E quindi, nonostante l’evidente calo di rendimento dell’olandese, si vuole evitare di sostituire un altro pezzo grosso. Per quanto non sia più un titolare inamovibile dell’Inter. E qui arriva la perplessità. Al netto del futuro di Francesco Acerbi (serviranno 7 milioni per riscattarlo dalla Lazio), difficilmente de Vrij tornerà nell’undici iniziale nerazzurro. 3,5-4 milioni di stipendio sono quindi tanti per una riserva conclamata. E lo stesso vale anche per l’attacco.

AGGRAPPATI AL PASSATOAncor meno logico sembra il rinnovo di Dzeko, se le condizioni venissero confermate. Perché nel suo caso si aggiunge la carta d’identità, che purtroppo arriva fino a 37 alla voce “età”. Uno stipendio così alto (nella top5 della rosa) per un attaccante che non può più giocarle tutte (nonostante il bosniaco abbia un parere contrario) è fuori portata per questa Inter. Soprattutto se dovesse rimanere anche Romelu Lukaku. Questi rinnovi porterebbero con sé un duplice svantaggio. Da un lato ridurrebbero il margine salariale per l’ingaggio di profili più giovani e futuribili. Dall’altro, potrebbero imporre di puntare a vendere un big, portando liquidità nelle casse e trovando lì lo spazio per nuovi stipendi di alto livello. Una strategia per niente lungimirante, che rinvierebbe (colpevolmente) una rifondazione forse ormai auspicabile.

Pubblicato da
Riccardo Buson

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