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A Milano (oggi) ci sono due squadre: l’Inter e chi vuole male all’Inter

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Milano non è mai stata così calda come in questi giorni. Il clima e gli assembramenti per la vittoria del 19° Scudetto dell’Inter stavolta non c’entrano nulla ma il futuro nerazzurro sì. Una nuova telenovela. La situazione come noto non è delle migliori, però bisogna saper distinguere gli obiettivi di tutte le parti coinvolte nella vicenda (purtroppo anche mediatica)

MILANO 2021 – La citazione storica è di quelle importanti. Anche se con una modifica necessaria per renderla moderna. Non può esistere “interismo” senza Peppino Prisco, si sa. È così da un secolo, sarà così per sempre. L’Inter è arrivata a un punto di svolta della sua storia e i tifosi interisti devono capirlo prima che sia troppo tardi. Devono capire di chi fidarsi e, soprattutto, per chi tifare. E su quest’ultima azione non ci sono dubbi: la maglia nerazzurra (tralasciando le indiscrezioni su quella nuova, che di nerazzurro ha ben poco – vedi foto, ndr). Si tifa solo per la maglia dell’Inter, a prescindere da chi la indossi, da chi sia in panchina, da chi sia il proprietario.

TRA IL BENE E IL MALE – Sono giorni importanti, questi. Dovrebbero essere giorni di festa e invece sono giorni di attacchi mediatici senza precedenti (vedi editoriale). Ce ne faremo una ragione, forse è giusto così. Ci saranno giorni migliori in cui analizzare nel dettaglio quello che sta succedendo a tutti i livelli. Ma è facile intuire chi vuole il bene o il male dell’Inter. Ad esempio, in questo periodo ci sono divergenze di vedute e quindi di sentimenti tra i calciatori e i rispettivi procuratori. Urge cambiare mediatore. Lo stesso vale tra dipendenti e proprietari, senza alcun dubbio. Serve un altro po’ di tempo, pazienza e soprattutto rispetto. Forse può mancare un po’ di fiducia in chi deve prendere le decisioni più importanti per le sorti dell’Inter, quindi meglio pensare allo scudetto appena vinto per ritrovarla. Ricordando che l’Inter è solo un puntino nella galassia Suning ma è tutto il settore del calcio business in sofferenza, altro che Jiangsu italiano.

Pubblicato da
Andrea Turano

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